mercoledì 30 novembre 2022

Recensione You don't know me

Titolo: You don't know me. Voi non mi conoscete
Titolo originale: You don't know me 
Autore: Imran Mahmood
Traduzione: Tessa Bernardi
Numero di pagine: 288 
Editore: Fanucci (Time crime)




Trama

Un imputato senza nome è accusato di omicidio. Le prove sono schiaccianti. Ma poco prima delle arringhe conclusive il giovane licenzia il suo avvocato e pronuncia un lungo discorso in propria difesa. Riguarda la donna che ama, che è finita in grossi guai, e il modo in cui ha rischiato ogni cosa per salvarla. L'avvocato gli ha detto di non raccontare tutta la storia, ma lui ha deciso di fare a modo suo; è della sua vita che si tratta... fino a prova contraria. A volte, la verità può essere troppo difficile da spiegare o da credere, eppure, se anche finirà con una condanna, meglio morire avendola detta. Immaginiamo che ora, mentre analizza le otto prove contro di lui, la sua vita sia nelle nostre mani. Noi lettori - membri della giuria - dobbiamo mantenere la mente aperta perché giura di essere innocente. Avete ragione, lo dicono tutti. Ma la sua difesa solleva tanti interrogativi, e alla fine ciò che conta sarà: gli crederemo oppure no?



Recensione

You don't know me è stato il primo thriller giudiziario che abbia mai letto ed è stata, lo ammetto, una lettura particolare. Lo scenario è quello di un tribunale in cui si svolge, appunto, questo processo, per cui si pensa che il colpevole sia già stato individuato. In realtà il ragazzo accusato di omicidio decide di fare un lungo discorso, non per scagionarsi, ma per puro amore della verità. Queste sono le premesse che mi hanno subito attirato ma devo dire che la lettura inizia in modo un po' lento. Nella prima parte ho trovato lo stile veramente prolisso, ma in realtà l'autore ricostruisce perfettamente quella che potrebbe essere la parlata di un ragazzo come lo è il protagonista. Ci si impersona così nell'imputato che è un giovane dei quartieri poveri che ha sempre vissuto fra criminalità, bande e lottando per sopravvivere. Per questo il suo discorso non sempre fila e non sempre arriva dritto al punto, ma in questo modo la sua parlata, il suo modo di essere e il suo modo di interagire con la giuria è ricostruito benissimo. Per immedesimarci ancora di più nell'imputato l'autore decide di non rivelarci mai il suo nome, lui parla di sé ovviamente in prima persona narrando i fatti come lui li conosce e come si sono svolti, ma noi non conosciamo mai il suo vero nome e questo probabilmente serve per riuscire a riuscire, da parte del lettore, a impersonarsi del tutto lui. Altra nota fortemente positiva è il racconto in sé, troppo spesso noi giudichiamo un imputato colpevole o innocente sulla base delle prove fornite dalla polizia e fornite dagli avvocati ma in realtà conosciamo sempre solo una parte della storia. Lui, partendo dalla sua gioventù, ci mostra il come e il perché si è arrivati a determinati momenti che hanno causato poi la morte di un altro giovane e questo l'ho trovato molto interessante perché ci dà una conoscenza della storia a 360 gradi che invece spesso non abbiamo. È una storia intricata e complessa, con molte diramazioni e che ci mostra una Londra diversa, una Londra dei sobborghi, una Londra fatta di denti stretti per sopravvivere e di cruda realtà e l'ho apprezzato davvero molto perché non ci si sofferma mai su queste parti delle grandi città. 
Come dicevo è stata una lettura che è cominciata pian piano, ma poi sono entrata sempre di più nel vivo della storia e ogni volta che prendeva una nuova svolta la vicenda, ero sempre più coinvolta, sempre più curiosa di sapere come sarebbe andata a finire. Quindi immaginate la mia sorpresa assoluta quando ci ritroviamo di fronte a un finale che più aperto non si può. Di solito i finali aperti mi lasciano un po' spiazzata, mi piacciono, ma non sempre li apprezzo fino in fondo, in questo caso credo, invece, che l'autore abbia giocato veramente d'astuzia perché, come diceva all'inizio, l'imputato non parla per proclamarsi innocente, ma per narrare le vicende così come si sono svolte. Ci si aspetta un finale dove verrà condannato colpevole o assolto, invece questo finale....non c'è! Innocente o colpevole spetta a noi deciderlo.
Insomma, consigliato agli amanti del genere ma soprattutto a chi è pronto a farsi coinvolgere nella storia per cercare di capire come sono andati i fatti davvero.

Voto ⭐⭐⭐,5/5

Ringrazio la casa editrice per la copia omaggio e la collaborazione.

lunedì 28 novembre 2022

Review party La regina del Nord

Titolo: La regina del nord
Titolo originale: Margrete I
Autrice: Anne Lise Marstrand-Jørgensen
Traduzione: Clara Victoria LaCour
Numero di pagine: 608
Editore: Sonzogno




Trama

Danimarca, 1363. Margherita ha appena dieci anni quando viene data in sposa a re Håkon VI di Norvegia. Accompagnata e accudita da Kerstin, la sua enigmatica ancella, deve lasciarsi alle spalle la sua bellissima terra natale, l'amato padre, il re Valdemaro IV, e il dolore per la morte improvvisa del fratello Cristoforo. Un unico compito la attende: dare un erede al trono, così da consolidare l'alleanza tra i due regni. Ma quando, nel giro di pochi anni, perde sia il padre sia il marito, Margherita si ritrova da sola a difendere i diritti del suo piccolo Oluf, legittimo erede del grande Nord. Muovendosi in un mondo dove il potere è sempre stato prerogativa degli uomini, la regina lotta contro l'ostilità della corte, le dicerie, le sobillazioni e le continue minacce di guerra per affermare il suo disegno: i regni di Scandinavia devono unirsi sotto un unico sovrano, e quel sovrano dev'essere lei. In questo bestseller, che ha già ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, la scrittrice e poetessa Anne Lise Marstrand-Jørgensen ci restituisce il ritratto di una donna risoluta e vulnerabile insieme, divisa tra le proprie ambizioni e i giochi di potere, combattuta tra la fede e le antiche leggende pagane, tra il dovere della ragione e il misterioso richiamo della natura. Dotata di acume e tenacia, Margherita sfiderà le convenzioni e saprà piegare i pregiudizi a proprio favore, diventando una delle figure più visionarie e lungimiranti della sua epoca


Recensione 

Il romanzo storico è un genere che mi piace sempre molto ma che mi capita di leggere meno di frequente. Quando mi si è presentata l'occasione di leggere La regina del nord ho accettato perché ero interessata soprattutto all'argomento perché della storia dei paesi nordici conoscono veramente poco e volevo approfondire. A favore del libro c'è da dire che, innanzitutto, parla di una figura femminile e ci ricorda che la storia è fatta anche dalle donne, troppo spesso lasciate nell'ombra dai libri di testo. Purtroppo, essendo che non conosco bene la storia nordica, non saprei dire con certezza quali siano le parti storicamente esatte e quelle più inventate dall'autrice, tuttavia credo che questo sia anche un pregio del libro perché Jorgensen ha saputo incastrare così bene le parti di finzione insieme alle parti storicamente corrette. Ho apprezzato Margherita come personaggio perché è consapevole di sé stessa, del suo ruolo, delle sue capacità e del suo potere, però le sue decisioni diventano via via più difficili da comprendere man mano che si avanza con la storia. Anche i contesti storici sono ben costruito perché non vengono spiegati attraverso delle lunghe descrizioni, ma inseriti perfettamente all'interno dei dialoghi e della narrazione in modo da non risultare pesanti. Ho apprezzato anche come le credenze popolari, il cristianesimo e il paganesimo siano riusciti a confluire insieme in un miscuglio che funziona e che rispecchia come era veramente la vita sociale all'epoca. Mi ha ricordato moltissimo il libro Io sono la strega, dove le credenze popolari, i vecchi trucchetti insegnati dalle nonne e la magia spicciola per sopravvivere ogni giorno, fossero praticamente parte integrante della vita quotidiana. Per questo ho apprezzato la psicologia dei personaggi che accetta queste incongruenze che noi possiamo capire solamente a posteriori, ma che per l'epoca invece erano assolutamente la norma. La piccola pecca è spesso il paganesimo viene lasciato un po' da parte, quasi dimenticato e spunta fuori quando è necessario ai fini di trama.
Il libro è divisibile in due grosse sequenze che sono la l'infanzia di Margherita, dove vediamo lei da giovane, la sua vita a corte con tutte le sue difficoltà, ma anche la sua crescita interiore. E una parte dove ormai Margherita è adulta e ci si concentra soprattutto sulla politica, cosa che ho apprezzato perché mi ha dato modo di conoscere più approfonditamente alcuni aspetti della politica e della vita di corte del nord che non conoscevo. Il ritmo in questa seconda metà è molto rallentato per cui non è una lettura adatta a tutti, visto il genere è un romanzo che, ovviamente, si prende i suoi tempi. Infatti non ci saranno parti di grandi azione o di tensione crescente, si procede pian piano e insieme alla figura di Margherita che ci mostra insieme aspetti della sua vita privata e della vita politica e di corte. 
In conclusione è un libro che mi è piaciuto per la sua lentezza e per il suo stile, ovviamente non è una lettura che consiglierei a tutti ma solamente agli amanti del genere perché è una lettura corposa che richiede il suo tempo.

Voto ⭐⭐⭐,5/5



mercoledì 23 novembre 2022

Review party Brave ragazze, cattivo sangue

Titolo: Brave ragazze, cattivo sangue
Titolo originale: Good girl, bad Blood
Autrice: Hally Jackson
Traduzione: Paolo Maria Bonora
Numero di pagine: 427
Editore: Rizzoli




Trama

Pippa Fitz-Amobi è reduce dalle avventure che l’hanno portata alla risoluzione del cold case della morte di Andie Bell. L’indagine è ora raccontata per filo e per segno in un podcast, che sviscera tutti i particolari dell’indagine. Pippa, segnata dagli eventi dell’anno precedente, afferma a gran voce che dopo la scorsa esperienza ha chiuso con il voler fare la detective. Ma improvvisamente il fratello del suo amico Connor sparisce. La polizia non vuole fare nulla a riguardo, e Pippa si ritrova immersa in una nuova indagine, che mai avrebbe immaginato potesse portare a galla segreti tanto loschi. E questa volta, tutti sono in ascolto. Ma riuscirà a trovarlo prima che sia troppo tardi?


Recensione

Leggere e di conseguenza scrivere il seguito di un giallo è sempre un terno al lotto. In genere si riprendono i soliti protagonisti con casi diversi ma si perde un po' la magia del primo libro. Per fortuna non è quello che è successo con Brave ragazze, cattivo sangue.
È un libro che risulta accattivante come il primo la scrittura della Jackson ha saputo riconquistarmi completamente di nuovo e adoro come si sia collegato in modo perfetto al primo. È passato qualche tempo dopo gli avvenimenti del primo libro ma è riuscita comunque a rendere il passaggio da uno all'altro molto fluido e, anzi, ha inserito in modo molto abile un riassunto del libro precedente all'interno di queste vicende in modo non da creare un mega spigone all'inizio, ma rendendolo fluido e del tutto naturale.
Anche i personaggi che ritroviamo sono gli stessi eppure estremamente cambiati. Pippa per prima è maturata e cambiata dopo gli eventi dello scorso libro. Pip è una persona buona ma non è una persona inverosimile perché la sua bontà è da contrapporre anche al suo senso di giustizia, lei non è buona solo perché è buona ma è una persona vera che compie degli errori e che si fa prendere dalla rabbia e da sentimenti negativi, anche se sono del tutto comprensibili. Infatti la Jackson è stata bravissima a ricostruire il senso di impotenza di Pip all'interno del libro e dà anche una visione molto chiara di quella che purtroppo, a volte, è la società moderna, con favoreggiamenti solo a chi in realtà non ne ha bisogno, cioè la classe più ricca. Il rapporto tra Pippa e Ravi resterà per sempre uno dei miei preferiti, sono due persone esattamente complementari che non si oscurano l'un l'altro e, anzi, si fanno forza e riescono a spronarsi a dare sempre meglio di sé. Lavorano benissimo insieme e sono veramente una coppia solida nonostante siano comunque giovani, ovviamente la loro storia d'amore rimane più sullo sfondo perché comunque non è un romance ma è un giallo, però non sono piaciuti veramente tanto, proprio perché sono veri e funzionano benissimo insieme. Nonostante il caso di questo libro mi abbia coinvolto meno rispetto all'omicidio del primo, sono comunque rimasta molto colpita nel vedere la bravura di Pip nel seguire l'indagine e nel dirigerla soprattutto e in questo senso posso dire che il libro si concentra maggiormente più sulla parte umana che c'è dietro l'indagine che sull'indagine vera e propria. Ma la cosa non mi è pesata perché comunque il libro scorre benissimo ed è tutto credibile, era quasi impossibile da ricostruire il colpo di scena del primo volume, però sono comunque rimasta sorpresa nel finale. La Jackson non è una persona disillusa e che fa sempre finire tutto bene, anzi il finale lascia decisamente col fiato sospeso e con una bella voglia di leggere il prossimo capitolo. Sono certa che avremo una Pippa completamente diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere, ma è una Pippa che è nata dagli eventi che si sono creati. Tra l'altro ho apprezzato molto come la Jackson abbia previsto più libri perché molte cose di questa indagine sono concatenate al primo libro, ma non in modo casuale e si nota che la trama è stata studiata fin dall'inizio.
Insomma un libro assolutamente all'altezza del primo volume, una storia avvincente che mescola un'indagine a una crescita personale, non vedo l'ora di leggere cosa accadrà in seguito!

Voto ⭐⭐⭐⭐,5/5

Ringrazio Ylenia e la casa editrice per aver organizzato l'evento e pera copia, non perdete le altre recensioni sui blog!



domenica 20 novembre 2022

Review party Truel1f3

Titolo: Truel1f3
Titolo originale: Truel1f3 
Autore:Jay Kristoff
Traduzione: Gabriele Giorgi
Numero di pagine: 444
Editore: Mondadori


Trama

Eve e Lemon hanno scoperto la verità su se stesse e l'una sull'altra. Sono cresciute legate da una solida amicizia, ma le recenti rivelazioni hanno messo in crisi il loro rapporto e le hanno allontanate (forse) per sempre. Ora però non c'è tempo per i rimpianti: l'intero Yousay è sull'orlo di una nuova guerra nucleare tra lo sciame della BioMaas Incorporated e l'esercito della Daedalus Technologies. Una situazione in cui nuove e vecchie lealtà saranno messe a dura prova, si formeranno improbabili alleanze e prenderanno corpo inaspettati tradimenti. E non è tutto, perché i sembianti sono determinati a impossessarsi di Libertas, il virus capace di liberare gli androidi dall'obbedienza alle Tre Leggi della robotica. E per farlo c'è bisogno sia di Ana Monrova, la ragazza rapita e conservata in animazione sospesa, sia della sua sembiante, Eve. Solo alla fine si scoprirà chi sono i veri eroi… e potrebbe essere davvero una sorpresa



Recensione

Eccoci al capitolo finale di questa trilogia partita in modo promettente ma che via via è andata scemando. Purtroppo ho trovato questo libro più fiacco degli altri perché sotto molti aspetti è una copia del secondo ma più diluita. Innanzitutto i nostri eroi si sono tutti ritrovati ma ora la priorità è trovare Lemon e impedire un'ulteriore guerra, quindi di nuovo si dividono tutti, ognuno con il proprio compito da seguire. Per cui come nel secondo ci sono vari tira e molla, i personaggi si muovo, compiono le loro missioni e poi tornano alla base. Il problema è che se nel primo libro i viaggi richiedevano qualche tempo, in questo terzo volume le distanze si sono magicamente accorciate e in pochissimo ci si sposta attraverso quelli che sarebbero gli stati uniti. Per questo sembra che gli spostamenti siano stati fatti per allungare la storia e senza un vero scopo perché nonostante la brevità dei viaggi, le pagine si dilungano senza avvenimenti importanti. 
La storyline di Lemon è quella che guida la prima parte del libro, dopo essere stata catturata dalla Biomaas deve essere salvata, però l'ho trovata fiacca e il suo salvataggio improbabile. Kristoff aveva moltissimi elementi da poter utilizzare, anche innovativi perché con una società che funziona in modo particolare come la Biomass, poteva veramente giocare su tantissime cose e dilungarsi magari un pochettino di più su queste per rendere il libro più interessante o almeno più costruito a livello di background e di ambientazione. Purtroppo tutto questo non c'è, quindi la storyline di lemon resta molto superficiale e ripetitiva e non è piena di quel pathos che mi sarei aspettata. Inoltre le tematiche riguardanti Lemon, come le violazioni del proprio corpo e le operazioni compiute senza consenso, non vengono analizzate come avrei voluto, la psicologia di Lemon resta, infatti, sempre un po' troppo superficiale perché Kristoff non ci si dilunga. Ho trovato la storyline di Eve sempre più confusionaria e senza senso perché è sempre mossa da sentimenti che non capisco e credo che non li capisca nemmeno lei dato che fa una cosa per contraddirsi subito dopo. Anche lei purtroppo l'ho trovata superficiale, i suoi dilemmi interiori sono appena accennati e quindi non capisco le sue azioni.
Nella seconda metà del libro, dopo aver salvato Lemon, bisogna evitare una guerra e a farlo è questo gruppo di ragazzini, praticamente un gruppetto esiguo contro quelli che erano gli Stati Uniti, per cui capirete l'impostabilità della cosa. Si arriva, tra l'altro, a una guerra vera e propria, con armi molto più avanzate rispetto a quelle che possiede il gruppo di protagonisti e quindi la cosa diventa sempre più improbabile. Combattimenti a mani nude contro schiere di esseri geneticamente modificati della Biomass o contro robot giganti diventano quasi impossibili, per questo questo terzo volume l'ho trovato così fiacco. Ci sono moltissimi elementi che sarebbero potuti essere analizzati meglio e alcune cose che probabilmente sarebbero potute essere costruite in modo più dettagliato. Si passa praticamente tutta la trilogia a cercare di evitare una guerra, ma quando comincia in poco tempo la si risolve senza mai un battito di ciglia, un ripensamento o un minimo di paura da parte dei protagonisti. Capisco che il futuro creato da Kristoff ha fatto sì che i ragazzi non vivessero appieno una vita da adolescenti e che si prendesse coscienza velocemente della pericolosità e del desiderio di sopravvivere, però forse così è un po' troppo. Credo che tutto si sia svolto veramente troppo velocemente e in modo superficiale, soprattutto il finale che è veramente deludente perché cambia completamente la psicologia di alcuni personaggi all'improvviso e per una bazzecola tutto finisce bene di punto in bianco. Credo che forse sia stata messa troppa carne al fuoco per cui diventava difficile analizzare a fondo tutti i personaggi che sono stati inseriti, alcune psicologie e alcuni background non vengono analizzati nel modo corretto per cui il finale risulta troppo raffazzonato. 
Questa trilogia, come dicevo, era cominciata anche abbastanza bene, nonostante qualche difettuccio, ma credo che si sia un pochettino persa per strada e sia diventata troppo semplicistica sul finale, motivo per cui consiglio la lettura a chi si approccia allo sci-fi per la prima volta, ma coloro che sono già dei fan di questo genere probabilmente non troveranno quello che cercano.

Voto ⭐⭐,5/5

Ringrazio Alessandra di Raggywords e la casa editrice per aver organizzato l'evento, non perdete le altre recensioni sui blog.



martedì 15 novembre 2022

Review party Gilded




Titolo: Gilded
Titolo originale: Gilded
Autrice Marissa Meyer
Traduzione:
Numero di pagine: 549
Editore: Mondadori







Trama

C'era una volta la figlia di un mugnaio...
Colpita dalla maledizione di Wyrdith, dio delle storie e della menzogna, Serilda ha sviluppato un incredibile talento per il racconto: quelle con cui incanta i bambini del villaggio sono vicende intriganti, bizzarre, e soprattutto non contengono un briciolo di verità. O almeno così credono tutti.
Ma una delle sue storie attira l'attenzione del mostruoso Erlking con i suoi cacciatori non-morti. E così Serilda si ritrova prigioniera in un luogo sinistro, dove si aggirano ghoul, fantasmi e ripugnanti corvi senza occhi. Chiusa nelle segrete del castello, la ragazza è costretta a dimostrare di saper trasformare la paglia in oro - come ha affermato - o sarà uccisa per aver mentito. Disperata, Serilda ha una sola possibilità: accettare l'aiuto di un ragazzo che le è misteriosamente comparso davanti. E che vuole qualcosa in cambio.
Presto Serilda si accorge che le vetuste mura del castello celano molti segreti, compreso un antico maleficio. Dovrà trovare il modo di spezzarlo se vuole riuscire a fermare il dispotico potere del re e la sua feroce Caccia una volta per tutte.




Recensione

Leggere questo libro di Marissa Meyer è stato particolare, mi ero abituata al suo stile nella serie delle Cronache lunari ma qui non ho trovato nulla di tutto ciò. Se mi fossi fermata a metà libro non avrei avuto un giudizio del tutto positivo, invece le ultime 150 pagine mi hanno fatto cambiare idea. Questo libro si presenta come un retelling di Tremotino ma lo definirei più come una rivisitazione perché l'universo in cui si svolge è sempre quello delle fiabe e l'ambientazione richiama le foreste incantate della Germania dei primi dell'800, con castelli, piccoli villaggi e creature magiche. Chi mi conosce sa quanto io adori tutto questo, eppure il bello delle fiabe è che sono brevi e gli avvenimenti si susseguono in fretta, invece in Gilded tutta la prima parte è molto lenta e ripetitiva, lo stile vuole emulare quello delle fiabe, appunto, quindi non c'è caratterizzazione dei personaggi né ci viene esposta la loro psicologia. Soprattutto non vengono spiegati a fondo tutti i termini che si presentano e che si riferiscono ai più svariati abitanti del mondo magico. Come stile vuole essere uno "show don't tell" però questo crea qualche difficoltà e sarebbe stato utile che venissero approfondite un poco le figure che vengono spesso solo nominate. Siccome lo stile è quello delle fiabe la storia tra Gild e Serilda sembra un instalove e per questo subito ho storto un po' il naso, però credo che la Meyer abbia voluto creare una fiaba più corposa e quindi questo è uno dei topos della categoria.
L'ambientazione composta da piccoli villaggi, castelli magici e infestati e foreste incantate, mi ha ricordato moltissimo La bella e la Bestia e il film I fratelli Grimm e l'incantevole strega, credo che l'intento fosse proprio questo perché l'ho trovata davvero magica e mi ha conquistata. Sono rimasta un po' più delusa dai personaggi perché li ho trovati un po' piatti, soprattutto Serilda, la protagonista. Spesso non capivo dove volesse andare a parare la storia e soprattutto quali pensieri ci fossero dietro alle sue azioni, il problema nasce dal fatto che nelle fiabe non ci si concentra sui personaggi ma su quello che fanno perché la storia racchiude un monito o un insegnamento e soprattutto è breve, ma i protagonisti non sono mai approfonditi. Gilded invece è un libro di 500 pagine quindi la mancanza di caratterizzazione dei personaggi si sente. Per questo motivo la prima parte è molto piatta, mentre, verso la fine, l'autrice cerca di inserire di più i pensieri di Serilda e farci capire la sua psicologia. Gild invece resta più misterioso e nebuloso, ma questo è in linea con il suo personaggio di cui sapremo più cose solo sul finale. Lui è molto dolce nella sua ricerca di contatto umano, si capisce che è una persona buona che è rimasta sola troppo a lungo e il suo rapporto con Serilda è molto tenero. Ammetto che per 3/4 del libro mi sono chiesta spesso dove volesse andare a parare la storia e le cose cominciano a definirsi verso la fine, anche se avevo previsto il colpo di scena perché chi conosce la storia originale lo capirà facilmente.
Insomma è un libro che parte in maniera molto lenta e lo show don't tell non gioca a favore, è quindi il libro è sconsigliato? Assolutamente no. Le atmosfere mi sono piaciute tantissimo, si percepiva la magia e il carattere fiabesco della storia, le ultime pagine sono un susseguirsi di rivelazioni ed eventi e il finale lascia con la voglia di avere subito fra le mani il secondo. È vero, ci sono molti difetti e molte cose che sarebbero potute andare diversamente per rendere la storia più fluida, o almeno più breve, però non so perché, nonostante tutti questi difetti la lettura mi ha comunque conquistata. È di per sé una lettura non troppo pesante e, anzi, l3 amanti delle fiabe come me la troveranno di sicuro in linea con con lo stile. Forse un'introduzione più corta avrebbe di sicuro giovato, ma soprattutto mi sarei discostata lievemente dalla tradizione fiabesca e avrei cercato di caratterizzare o approfondire un po' meglio i personaggi e gli abitanti del mondo magico. Mi sento comunque di consigliare questa lettura a chi ama il genere perché la Meyer è stata molto brava nel passare da un fantasy/fantascientifico, come erano le Cronache lunari, a una fiaba.

Voto ⭐⭐⭐,5/5

Ringrazio Alessandra di Raggywords e la casa editrice per aver organizzato l'evento, non perdete le altre recensioni sui blog!



venerdì 11 novembre 2022

Recensione The Atlas six

Titolo: The Atlas Six
Titolo originale: The Atlas Six
Autrice: Olivie Blake
Traduttrice: Roberta Verde
Numero di pagine: 436
Editore: Sterling & Kupfer



Trama

Segreti. Tradimenti. Potere. Benvenuti nella Società Alessandrina. «Cos'altro se non la morte potrebbe conferire una tale vita alla conoscenza che proteggiamo?» Ogni dieci anni, ai sei maghi più talentuosi in circolazione viene offerta la possibilità di conquistarsi un posto nella Società Alessandrina, l'istituzione più segreta ed esclusiva del mondo, che garantirà loro potere e prestigio oltre ogni limite. In occasione della nuova iniziazione, il misterioso Atlas Blakely sceglie: Libby Rhodes e Nico de Varona, due fisicisti che controllano gli elementi e sono in competizione da tempo immemore; Reina Mori, una naturalista che comprende il linguaggio della vita stessa; Parisa Kamali, una telepatica per cui la mente non conosce segreti; Callum Nova, un empatico in grado di far fare agli altri qualunque cosa; e Tristan Caine, capace di smascherare qualsiasi illusione. Ciascuno dei prescelti dovrà dimostrare di meritare l'accesso alla Società e lottare con tutte le sue forze per ottenerlo, sebbene ciò significhi stringere alleanze con i nemici giurati e tradire gli amici più fidati. Perché, anche se i candidati straordinari sono sei, i posti nella Società sono solo cinque. E nessuno vuole essere eliminato.



Recensione 

É vero, ho letto questo libro mesi fa e ci ho messo una vita a scrivere questa recensione che sarà purtroppo confusionaria e piuttosto intricata. Cercherò di andare per punti partendo dall'ambientazione che ho trovato davvero cupa e immersiva, se ripenso al libro mi viene in mente solo il colore nero perché mi immagino così il posto dove hanno vissuto i protagonisti, circondato di nero ma pieno di una luce calda all'interno. Le biblioteche mi hanno sempre trasmesso calore e questa non è da meno, però la natura complessa dei protagonisti mi ha fatto immaginare anche tante parti oscure, per cui anche se il worldbuilding in sé non è che abbozzato, credo che sulla creazione delle atmosfere sia stato fatto un buon lavoro.
Il punto forte del libro sono di sicuro i personaggi, infatti più che sulla trama e sull'azione ci si concentra su di loro, sulla presa di coscienza di sé stessi e sulla loro crescita come persone e come persone con dei poteri. La Blake è riuscita a creare degli individui complessi e articolati, forse un po' troppo a volte, ognuno spinto dalle proprie motivazioni e dal proprio desiderio di crescita e affermazione, ma soprattutto dalla voglia (comprensibile) di restare in vita. Ebbene sì. Questo dovrebbe essere un colpo di scena ma in realtà fin dalle prime pagine del libro viene più volte ripetuto che uno dei protagonisti dovrà essere "eliminato" (cito testualmente) per permettere agli altri di avanzare. Allora io mi chiedo come fanno queste sei persone intelligenti e super potenti, scelte tra tutti gli abitanti della terra a non esserci arrivati? Questo è il vero mistero. Ma non fraintendetemi, questo è un punto a sfavore perché comunque il resto è molto valido, a me il libro è piaciuto, so che la critica è molto divisa su questo libro ma io l'ho letto in poco tempo facendo le ore piccole, ero proprio presa dalla prosa nonostante la mancanza di azione. Per cui passiamo allo stile della Blake, pagine e pagine di introspezione dei personaggi, diversi pov e diversi caratteri e poteri soprattutto, azione quasi inesistente. Mi è pesato? Assolutamente no. Io non so come ma la penna di questa autrice mi ha risucchiata, credo che riuscirebbe a rendere interessante anche la lista della spesa, le pagine sono scivolate via una dopo l'altra e ho davvero divorato questo libro. I lunghi spiegoni scientifici mi hanno catturata, ma ammetto che, ripensandoci a mente fredda e confrontandomi con Francesca La biblioteca di Zosma non sono del tutto esatti. Si capisce che molte cose sono state giustamente inventate per cercare di spiegare il complesso sistema magico inventato, ma a volte non quadrano del tutto. Del resto la Blake fa la scrittrice e non la scienziata, però a volte le tortuose spiegazioni sono davvero complesse e si coglie questa cosa. A tal proposito avrei voluto forse una spiegazione più ampia sul sistema magico, in questo mondo le persone con poteri vengono pagate fior fior di quattrini per svolgere molti lavori di prestigio e, anzi, ci sono vere e proprie corporazioni che assumo solo le persone più dotate per offrirgli posizioni elevate. Però i poteri sono molto vari e davvero complessi, forse qualche spiegazione in più sarebbe stata utile.
Veniamo a quella che per me è la grande nota dolente: il colpo di scena inesistente. Purtroppo a unə lettorə attentə non sfuggirà il GROSSO indizio che farà capire quale sarà il vero colpo di scena, per cui sono arrivata alla fine che non sono rimasta sorpresa, per quanto abbia apprezzato la spiegazione che c'è dietro.
In conclusione il libro è promosso o bocciato? Per quello che mi riguarda è promosso con voti molto molto buoni, ci sono delle imperfezioni, ci sono delle inesattezze, ci sono dei contro ma...mi è piaciuto, non lo nego. Per essere un libro nato come autopubblicazione credo sia davvero un'ottima partenza e un ottimo libro, per cui attendo il secondo con ansia.

Voto ⭐⭐⭐⭐/5

martedì 8 novembre 2022

Review party Dev1at3

Titolo: Deviat3
Titolo originale: Deviat3
Autore: Jay Kristoff
Traduzione: Gabriele Giorgi
Numero di pagine: 439
Editore: Mondadori




Trama

È l'alba della battaglia decisiva tra le rovine della città di Babel. Eve e Lemon sono state amiche per la pelle, ma in questa lotta si trovano l'una contro l'altra. Eve è divisa tra i ricordi della propria vita umana, che ancora conserva, e la scoperta di essere un'androide. Insieme alle sue "sorelle" e ai suoi "fratelli", ora deve trovare la vera Ana Monrova, il cui DNA è fondamentale per creare un esercito di sembianti. Nel frattempo per Lemon è giunto il tempo di fare i conti con un potere che ha troppo a lungo rifiutato, e che qualcuno vuole usare come arma. La svolta per lei è l'incontro con un ragazzo, Grimm, che le propone di portarla fuori da quella terra devastata e piena di orrori, verso un'enclave abitata da altri devianti come lei. Lì, finalmente Lemon scoprirà un senso di appartenenza, e forse anche l'amore. Ma non tutto è come appare: tra amici e nemici, buoni e cattivi che si scambiano continuamente di ruolo, anche Lemon si unirà alla ricerca di Ana Monrova, e dovrà trovarla prima che ci riesca la sua vecchia amica.


Recensione

Questo secondo libro soffre purtroppo delle solite caratteristiche del libro di mezzo perché la narrazione ha un brusco rallentamento e serve per collegare di nuovo i personaggi verso l'ultimo capitolo. Il primo libro si era chiuso con dei colpi di scena piuttosto importanti anche se intuibili che, per me, non sono stati neanche del tutto comprensibili per via di alcune scelte compiute in particolare da Eve. Questo secondo capitolo riparte esattamente da dove si era interrotto ma non mantiene il ritmo incalzante del suo predecessore. Il cambio di pov fa sì che si possano conoscere meglio personaggi come Lemon ed Ezekiel che nel primo libro erano di contorno, ma purtroppo fa sì che gli avvenimenti siano sostanzialmente pochi. In realtà la protagonista di questo libro (e sospetto della trilogia) è di fatto Lemon, la storyline di Ezekiel è quasi del tutto inutile e serve a mostrarci solo i suoi tentennamenti amorosi perché è incapace di decidere tra Eve e Ana, quella di Cricket mi ha un po' annoiato ad essere onesta, forse Kristoff poteva calcare la mano un po' di più su questa parte. Cricket è diventato un robot gigante che si trova costretto a combattere e "uccidere" altri robot e questo lo tormenta perché le macchine provano sentimenti in questo universo, credo che ci fosse un ampio spazio di manovra per poter introdurre molti argomenti però la cosa muore un po' lì e non viene portata troppo avanti.
La parte che ho trovato più anacronistica però è quella che riguarda la Fratellanza. È vero che non ci viene mai detto in che anni sono ambientate le vicende, però trovo che in questo libro i riferimenti alla Bibbia si sprechino e mi sembra troppo inverosimile che con i cambianti che sono avvenuti, ci si appelli ancora a questo testo. Non è stato inventato nessun tipo di nuovo culto? E anzi si seguono ancora quei precetti? Credo che il fine ultimo di Kristoff fosse quello di mostrare quanto un culto può diventare distorto e soprattutto ipocrita, però secondo me stride troppo con questo mondo futuristico. 
Quello che proprio non riesco a inquadrare è il cambiamento di Eve come personaggio perché per me è stato completamente stravolto, già le sue decisioni alla fine del primo libro non le avevo capire molto, ma ci poteva stare perché erano prese in un momento di forti emozioni. Ma in Deviant3 prende proprio una strada che non coincide con la psicologia del personaggio che abbiamo conosciuto nel primo dove lei è una persona che cercava di sopravvivere a questo mondo dirò ma che sapeva che i principi importanti della vita erano la famiglia e gli amici. Qui questi principi vengono completamente abbandonati e questa sua ossessione per Ana Monrova e il suo desiderio di ucciderla per potersi sentire davvero sé stessa è inconcepibile per me. È un atteggiamento infantile e senza senso e sembra fatto solamente per poter portare avanti la narrazione. Sinceramente tutto il libro mi ha dato un po' questa sensazione perché i personaggi si dividono e cercano di riunirsi rincorrendosi tutto il tempo e in sostanza gli avvenimenti importanti sono solo una manciata. La narrazione risente anche della mancanza di un vero cattivo, ogni storyline ha i suoi demoni da combattere, però manca un nemico comune che muove i fili e la storia, ogni personaggio è preso dalle sue battaglie e manca un fronte comune. 
Le pagine finali racchiudono un piccolo colpo di scena che però non è davvero una sorpresa giacché già nelle prime pagine del libro viene detto chiaramente. Posso solo dire che quella che pensavo fosse la trama principale (ossia la famiglia Monrova, i sembianti ecc) in realtà non lo è, credo che invece il fulcro delle vicende sia Lemon e i suoi poteri o i devianti in generale, staremo a vedere.

Voto ⭐⭐⭐/5

Ringrazio ancora Alessandra di Raggywords e la casa editrice per l'evento e la copia, non perdetevi le altre recensioni!