sabato 23 ottobre 2021

Intervista a Liuba Gabriele



In seguito all'evento organizzato da Valeria di @_aplaceforustoread e dalla casa editrice BeccoGiallo, abbiamo pensato di condurre anche una breve intervista all'autrice Liuba Gabriele, persona disponibile e molto gentile, che ci ha introdotto un poco al suo lavoro di scrittrice e illustratrice. Di seguito trovate le domande che abbiamo pensato insieme e le rispettive risposte. Nel blog QUI trovate la recensione del graphic novel  (spoiler: mi è piaciuto tantissimo)



Per prima cosa vorremmo chiederti: come mai hai scelto proprio la
figura di Virginia Woolf come soggetto per il tuo secondo lavoro?

Volevo rendere omaggio alla scrittrice che ha suscitato le emozioni più
intense durante le mie letture di ragazzina prima e le cui parole
continuano a risuonare oggi, con la stessa forza, nella donna che sono.
La prima volta che lessi un suo romanzo, la sua poeticità, la sua capacità
di recepire la vita e di averne esperienza con quella sensibilità
straordinaria, con quella profondità, m’impressionarono, fu un
“incontro” che condizionò definitivamente la mia concezione di
letteratura.

C’è un aspetto della vita di questa complessa autrice che ti ha
colpito di più e che filo conduttore hai usato per la scelta delle
opere che vengono citate nella graphic novel? Tra queste, c’è
un’opera della Woolf che preferisci o che più ti rispecchia?

Ci sono molti eventi della sua vita che mi hanno colpito e sono legati
soprattutto al dolore che ha dovuto attraversare nella forma di lutti
familiari, di abusi, di disturbo psichico.
Ho trovato appassionante la sua relazione d’amore e parole con la
scrittrice Vita Sackville-West, fonte d’ispirazione e turbamento.
Nella graphic novel m’interessava puntare l’attenzione su ciò che
accadeva nella vita, nel cuore, nella mente di Virginia (eventi ed emozioni
documentate e descritte nei diari, nelle lettere della scrittrice e nelle
testimonianze di chi gli è stato accanto) nel periodo più fecondo della sua
produzione letteraria, cercando di cogliere quali furono le scintille, quali
i bisogni che la portarono a creare le opere più sublimi.
I romanzi che amo maggiormente sono La signora Dalloway e Al faro, ne
ammiro profondamente la costruzione e l’introspezione psicologica dei
personaggi.

Hai studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera e, oltre che
fumettista, sei anche un’artista. Nelle tue tavole abbiamo ritrovato
artisti illustri come Monet, Van Gogh e Cézanne; per questo motivo
ci piacerebbe sapere se ci sono degli artisti che ti hanno influenzato
e ti influenzano nella stesura delle tue opere.

Sicuramente la pittura influenza tantissimo tutto ciò che realizzo
graficamente, per molti anni è stata la mia attività principale, mi
piacerebbe permetterle di invadere sempre più le tavole a fumetto e
imparare a lasciarmi andare. Amo molto gli artisti che avete citato, me ne
vengono in mente altri che per caratteristiche diverse hanno modellato il
mio gusto estetico come Ernst Ludwig Kirchner, Max Pechstein, Emil
Nolde, Giovanni Segantini, Piet Mondrian, André Derain, Karl Schmidt-
Rottluff, James Ensor, Antonio Ligabue, David Hockney.

Rimanendo sull’aspetto artistico di “Virginia Woolf”, quali tecniche
hai utilizzato durante la realizzazione delle tavole? Ci sono dei
motivi precisi per cui hai usato determinati colori per descrivere
alcuni personaggi o situazioni?

Ho realizzato i disegni a mano e utilizzato le matite per eseguirli
aggiungendo in alcuni casi ulteriori dettagli con pennelli digitali.
Ho cercato di scegliere i colori in base all’emozione che caratterizzava
ogni capitolo della vita di Virginia, passando da toni più vivaci e morbidi
nei momenti più gioiosi e coinvolgenti come negli attimi in cui è a
contatto con Vita, a tinte più cupe in quelli più tormentati.

Possiamo immaginare quanto tempo si impiega per portare a
termine opere di questo tipo. In media quanto tempo riservi per
tavola o, in generale, per un’opera?

Ci sono tavole che hanno richiesto più tempo rispetto ad altre perché più
ricche di particolari e sfumature, indicativamente direi che mi occorrono
due giorni pieni di lavoro per tavola.

Nelle tue graphic novel ci hai parlato prima di Amy Winehouse e
adesso di Virginia Woolf. C’è un’altra figura nel panorama artistico e
culturale a cui vorresti dedicare un’opera?

Mi piacerebbe raccontare la vita di un’artista, per scaramanzia preferisco
non rivelarne l’identità.
Le sue opere mi affascinano fortemente, le trovo anche molto sensuali e
mi sento vicina al suo modo di osservare il mondo, alla sua maniera di
esprimersi e al suo spirito avventuriero.

Stai già lavorando al tuo prossimo lavoro, cosa ti attende nel nuovo
anno? Puoi dirci qualcosa o è ancora tutto top secret?

Ho scritto un libro di poesie, s’intitola "Paesaggi" ed è stato appena
pubblicato dalla casa editrice Nulla Die. Lì c’è la mia musica.
Rispetto al fumetto ho diversi progetti per la testa e vorrei realizzarli
cominciando da ciò che avverto come più urgente. Mi piacerebbe
raffigurare alcune storie che ho scritto, nella mia mente le ho già
disegnate, non vedo l’ora di dare loro vita.


Ringrazio ancora la casa editrice per la copia omaggio, Valeria che ha organizzato l'evento e Liuba che è stata davvero gentile e disponibile e ha saputo portarci una nuova versione della vita di Virginia Woolf.

mercoledì 20 ottobre 2021

Recensione Io sono la strega

Titolo: Io sono la strega
Autrice: Marina Marazza
Numero di pagine: 486
Editore: Solferino





Trama

Milano, 5 marzo 1617. Qual è il confine tra giustizia e delitto?
Caterina da Broni, governante, prostituta, avventuriera e strega. Caterina è una bambina strana per il suo tempo, sa addirittura leggere grazie al padre maestro. Rimasta incinta a tredici anni in seguito a una violenza, va in sposa a un uomo che non è chi dice di essere. Ma invece di rassegnarsi a un destino di schiavitù, sceglie di fuggire. La sua intera vita diventa così una picaresca ricerca del proprio posto nel mondo, attraverso un territorio lombardo intriso di acque e brume, dove la vita è scandita dallo scorrere del Po. La sua strada la porta da una locanda assai equivoca a una raffinata bottega di tipografi e poi alla «corte» di un capitano di ventura, fino ad arrivare a Milano, la grande città dominata dagli spagnoli, teatro di intrighi e lotte per il potere. Qui, l'accusa di aver «affatturato» l'anziano gentiluomo da cui è a servizio la conduce in prigione. La pena è il rogo: così muore una strega e Caterina è convinta di esserlo, di aver venduto l'anima al diavolo per poter sopravvivere. A eseguire la sentenza è chiamato Salem, celebre boia, un uomo bellissimo e tormentato: su quella pira lui rischia di perdere qualcosa di molto importante, che non sapeva di possedere. Sensuale, inquieta, spietata, tenera e decisa, Caterina da Broni è la protagonista autentica di uno dei più famosi processi alle streghe che la storia abbia tramandato. In questo romanzo prende vita come eroina modernissima, in una narrazione di ricerca storica, ricostruzione d'epoca, racconto di eventi che si susseguono con ritmo incalzante. Mentre attraversa, ribelle, il suo tempo, sul suo cammino aleggia una domanda: qual è il confine tra giustizia e delitto?

Recensione

In questo mese dalle vibes halloweeniane quale lettura migliore di Io sono la strega? È la prima volta che mi capita di leggere un libro sulle streghe tutto italiano, ma sono rimasta molto soddisfatta, ringrazio moltissimo Chiara di La biblioteca stregata perché con la sua recensione mi ha spinta a leggerlo (trovate QUI la sua recensione).
Ma passiamo a questo libro che mi ha conquistato con la sua scorrevolezza. All'inizio ammetto di aver fatto un pochino fatica perché vengono usate espressioni dialettali e modi di dire popolari in molte frasi, ma ciò è anche servito per calarsi in quei luoghi e in quel tempo in cui è ambientata la storia. Lo stile resta comunque fluido ed è un libro che si legge velocemente ma che allo stesso tempo coinvolge.
Le vicende si focalizzano sulla figura di Caterina di cui seguiamo praticamente tutta la vita, dalla sua giovinezza già segnata da orrori, fino alla sua morte. L'autrice si appoggia a questa figura realmente esistita di cui è riuscita, tramite svariati documenti e ricostruzioni, a seguire i vari spostamenti. Anche se la maggior parte dei tanti personaggi che si vedono tra le pagine sono realmente esistiti, alcuni sono stati inventati per fini di trama, ma sono tutti costruiti benissimo e si incastrano alla perfezione nella cornice della vita di Caterina. La sua figura in particolare è molto ben delineata, vediamo una ragazzina un po' credulona che viene dalla campagna trasformarsi via via in donna, sempre più consapevole di sé e del mondo che la circonda. Dopo stupri e soprusi capisce finalmente che deve giocare d'astuzia per sopravvivere in un mondo governato da donne potenti, ma soprattutto da uomini. Purtroppo la ricerca di un luogo sicuro e una posizione di lavoro certa, la porteranno a doversi muovere spesso, sempre in fuga e braccata, costretta a cambiare tutto daccapo ogni volta che comincia a essere felice. Questa posizione di incertezza la spingerà poi a commettere degli errori, portando così alla sua cattura e in seguito alla morte. Questo non deve far pensare che Caterina sia una donna sciocca perché lei comincia la sua storia come ragazzina sempliciotta ma lotta con le unghie e con i denti per affermare il suo piccolo posto nel mondo. Una cosa che mi ha colpito molto è stata come l'autrice sia riuscita in ogni vicenda della vita di Caterina, a inserire una figura femminile forte e particolare, da cui poi la nostra protagonista prende spunto per plasmare il suo futuro. Quasi tutte queste donne le mostrano trucchetti per sopravvivere da sola e senza un uomo, affidandosi a rimedi popolari passati come piccole stregonerie, rimedi, appunto, per problemi quotidiani e per evitare i dolori del parto o gravidanze, soluzioni semplici per proteggersi da persone che vogliono fare del male o per legare a sé un uomo. Mi è piaciuto che fossero presentati come dati di fatto, piccole stregonerie ammesse addirittura dalla chiesa, se questo non causava gravi conseguenze sugli altri. Quello che mi ha lasciata più stupita è lo stacco tra la vita nei paesini e la vita in grandi città come Milano, dove la caccia e i processi alle streghe imperversavano. Nei paesini figure femminili che offrivano questi rimedi erano tenute in gran conto, mentre nelle città il bigottismo, la paura e la chiusura mentale le demonizzavano, tant'è che moltissime donne rischiavano la vita anche non praticando nulla di tutto ciò. Bastava appunto essere una donna per essere a rischio processo.
Nel libro troviamo un'altra figura molto controversa che mi è piaciuta moltissimo, ossia Salem. Le sue parti sono più brevi e intervallano la vita di Caterina, egli è un giovane ragazzo che cresce e diventa uomo, ricalcando le orme del padre nel lavoro di boia. La sua figura è davvero interessante perché l'autrice riesce a creare anche qua un personaggio a tutto tondo, nonostante abbia molte meno pagine a lui dedicate. Per cui vediamo crescere questo ragazzo dal nome particolare nella fervente convinzione che essere un boia e uccidere donne e uomini, significhi essere dalla parte della giustizia. Il suo fervore aumenta sempre più, tanto che crea dei veri e propri spettacoli per attirare più gente mentre brucia donne accusate di stregoneria. Questo lo porta però ad allontanarsi moltissimo dall'unico amore della sua vita, una ragazza che fa la pittrice e che non vuole più avere a che fare con lui una volta scoperta la sua professione. Sul finale Salem capisce effettivamente quanto sia sbagliata la sua scelta poiché comincia a scorgere il marchio dietro un sistema giudiziario praticamente inesistente, che condanna allo stesso modo criminali e persone innocenti, solo per il mero gusto dello spettacolo e per affermare un potere già in mano ad aristocrazia e chiesa. Purtroppo quando lo capisce è troppo tardi, non posso svelarvi di più ma la scena in cui se ne rende conto è davvero ben costruita e coinvolge molto il lettore. Anche la sua ricerca di redenzione è molto bella, ma Marazza ci lascia capire che è anche inutile, quasi volesse punirlo in definitiva per tutte le atrocità commesse.
In conclusione è stata una lettura davvero molto bella, tutti i personaggi sono ben costruiti così come l'ambientazione e il momento storico, è la prima volta che mi capita di leggere qualcosa su questo argomento ambientato in Italia e mi ha fatto molto piacere. Quando si pensa al periodo a cavallo tra '500 e '600 si pensa subito ai famosi processi alle streghe americani, tuttavia anche l'Italia ha la sua bella dose di processi ingiusti, basta solo cercare tra i documenti storici.

Voto ⭐⭐⭐⭐⭐/5 

venerdì 15 ottobre 2021

Review party La corte dei miracoli

Titolo: La Corte dei Miracoli
Titolo originale: The Court of Miracles
Autrice: Kester Grant
Traduzione: Sara Brambilla
Numero di pagine: 300
Editore: Mondadori




Trama

Dopo il fallimento della Rivoluzione e l'uccisione di tutti i rivoluzionari, Parigi è una città divisa in due. Accanto al reticolo di viali severi, fiancheggiati da bossi e frequentati dall'aristocrazia, prospera infatti una giungla tenebrosa popolata da sciami di mendicanti, ladri ed emarginati, teatro di crimini e miseria, un luogo oscuro e senza leggi. Qui il potere è gestito dai Miserabili, una formidabile corte di criminali divisi in nove corporazioni, chiamata la Corte dei Miracoli. Membro della Corporazione dei Ladri, Nina Thénardier può rubare qualunque cosa a chiunque. La ragazza, soprannominata la Gatta Nera, ha sfidato la sorte così tante volte da essere quasi diventata una leggenda tra i Miserabili. Eppure questo non sembra contare molto quando, ancora una volta, la sua strada si incrocia con quella di Lord Kaplan, detto Tigre, feroce capo della Corporazione della Carne. L'uomo ha messo gli occhi sulla sorella della giovane ladra e, si sa, nessuno è mai riuscito a impedirgli di ottenere ciò che vuole. Non ci è mai riuscita la Corte dei Miracoli, come potrebbe farlo Nina, sveglia certo, ma comunque una ragazza, minuta per di più? Di due cose, però, Tigre non ha tenuto conto. La prima è una regola inviolabile per tutti i Miserabili: mai, mai rubare a una ladra. E la seconda è che, quando si tratta di proteggere chi amano, le gatte sono capaci di mostrare denti e artigli e di diventare decisamente pericolose... Ispirandosi a due capolavori della letteratura di tutti i tempi, "I miserabili" di Victor Hugo e "Il libro della giungla" di Rudyard Kipling, Kester Grant tesse un'ammaliante storia di crudeltà, passione e vendetta che, attraverso le vicende della protagonista, condurrà i lettori nel ventre più oscuro di Parigi, passando per la sfavillante corte di Francia per abbracciare l'alba di una nuova rivoluzione.

Recensione

Già leggendo la trama ci accorgiamo di un enorme cambiamento storico e anche di un' enorme differenza con i miserabili. La rivoluzione francese del secolo prima è fallita e l'autrice usa questo espediente per cercare di ricrearne una nuova in questo libro. Scelta piuttosto discutibile dato che viene operata per poter mettere di nuovo fine alla monarchia in Francia e fare scattare così un inutile flirt tra il delfino di Francia e la nostra Nina. Inoltre nell'800 la dinastia dei Borbone, (vi dicono nulla Maria Antonietta e Luigi XVI?) é di nuovo al potere in Francia, senza alcun bisogno di fare fallire la rivoluzione, quindi questa scelta narrativa proprio non la capisco. 
Ma cerchiamo di procedere con ordine.
Più che un retelling de I miserabili mi verrebbe da definirlo un mix tra questo libro di Hugo e Notre Dame de Paris, perché in effetti La Corte dei Miracoli la sì ritrova in questo secondo libro. Per essere una Corte composta da corporazioni criminali, hanno un severissimo codice di leggi da seguire che al confronto il nostro codice civile è un Bignami. La pena per aver infranto una sola di queste leggi comporta ovviamente l'esilio dalla corporazione o la morte. Questo vale per tutti tranne che per la nostra Nina che a più riprese piega e infrange leggi a seconda di come possono tornarle utili, salvo poi puntare il dito contro il cattivissimo Tigre (capo di una corporazione), che anni prima osò infrangerle, è lui il male assoluto. Purtroppo sì capirà l'ossessione di Nina verso Tigre solo verso la fine del libro, ovviamente si sa che è lui l'antagonista ultimo da sconfiggere, ma la mancanza di una macro trama che lega tutto il libro impedisce di capire quanto effettivamente sia profonda la sete di vendetta di Nina. Non aiuta a calarsi nella storia la mancanza di descrizioni, si capisce che siamo a Parigi perché viene detto e vengono citati dei posti esistenti tutt'ora, ma non sono che accenni nelle pagine e così non sono riuscita a calarmi nell'atmosfera. Tanto più che le inesattezze storiche mi hanno fatto pensare che il libro fosse ambientato prima nel '600, poi negli anni della rivoluzione e infine, ricostruendo pian piano la rivoluzione fallita e con un accenno vaghissimo a Napoleone, ho capito che era ambientato nell'800. Insomma, decisamente non ha ripreso bene il contesto storico che si trova ne I miserabili. 
Altro grosso problema sono i personaggi, molto caricaturali e macchiettistici, non ci sono descrizioni che li caratterizzino, ad esempio di Cosette, per gli amici Ettie (ebbene sì, lei ha il soprannome per il soprannome), sappiamo solo che è bionda, coi ricci e molto bella, ma degli altri non sappiamo praticamente nulla. Senza contare che Cosette è il personaggio più stupido del libro, cioè lei proprio non riesce a collegare un minimo il cervello prima di parlare, poi improvvisamente alla fine ha uno scatto intellettuale e sembra una persona forte e determinata, cosa che prima non era assolutamente. Però serviva per la trama e quindi per magia si trasforma. 
Èponine (detta Nina, ah questi soprannomi sono inaffrontabili) è la protagonista super over power per eccellenza. Senza nessun background alle spalle e nessun allenamento è la ladra migliore che si sia mai vista. Su due piedi deve entrare nella prigione più sorvegliata e inespugnabile di Parigi, lei la guarda da fuori dieci minuti e riesce per magia a entrare, compiere il suo dovere e uscire....ma insomma anche no. Non viene fornita nessuna spiegazione sulla sua bravura perché lei è brava. E basta. Inoltre è talmente fantastica che ha non uno, non due, ma ben tre interessi amorosi, di cui uno è il già citato delfino di Francia che si fa trattare come una pezza da piedi perché anche lui non brilla di intelligenza. 
Non aiutano poi alla narrazione e alla creazione dei personaggi, i continui salti temporali di due anni che l'autrice mette in atto. Servono a fare capire che è passato del tempo ma non si sa nulla di ciò che fanno i protagonisti in questo lasso di tempo e secondo me spezzano troppo la trama. 
Insomma questo libro si propone come un retelling ma a parte i nomi (storpiati) de I miserabili, io ho rivisto poco dell'opera originale, tant'è che non vengono rispettati neanche i ruoli e i gradi di parentela. Parigi sullo sfondo è veramente appena abbozzata e molto vaga, non esiste un filone principale nella storia poiché anche le rivolte e le scene delle barricate servono in realtà per attuare i piani di Nina e non certo per lottare per i propri diritti.


Voto: ⭐⭐/5




Ringrazio per questo evento Alessandra di @raggywords e la casa editrice Mondadori per l'opportunità e la copia digitale. Trovate sul blog anche la mia tappa di approfondimento!

lunedì 11 ottobre 2021

Blogtour La Corte dei Miracoli

NINA ED ÉPONINE, DUE PROTAGONISTE A CONFRONTO

Titolo: La Corte dei Miracoli
Titolo originale: The Court of Miracles
Autrice: Kester Grant
Traduzione: Sara Brambilla
Numero di pagine: 300
Editore: Mondadori

Per questo evento ringrazio Alessandra di@raggywords e la casa editrice Mondadori per aver organizzato e per la copia in digitale.

Éponine è uno dei personaggi controversi e allo stesso tempo molto amati de I miserabili, capolavoro di Victor Hugo. Questa donna viene da una famiglia di locandieri che per colpa dei debiti si dedica poi interamente alle truffe per sopravvivere. Grazie alla sua capacità di leggere e scrivere la famiglia riesce a farsi inviare denaro da famiglie nobili per tirare a campare ma poi gli inganni vengono scoperti e lei e la sorella si ritrovano a condurre una ben misera esistenza che la trascinerà sempre più verso il basso. Tuttavia ritengo che Éponine sia un personaggio positivo poiché si innamora di un uomo, Marius, e questo suo amore non ricambiato per lui sarà la sua fonte di riscatto. Pur di aiutarlo lo accompagna alle barricate dei rivoltosi e in quell'occasione gli salverà la vita, a costo della propria. Un personaggio che possiamo quindi definire positivo o comunque con una crescita personale perché nonostante una vita viziata e dedita alla truffa dell'inizio, cade in disgrazia ma attraverso un sentimento positivo, quale l'amore per il prossimo, riesce a trovare il suo riscatto.
Questa positività manca invece in Nina (Éponine) che troviamo ne La corte dei miracoli. Le basi sono simili in entrambe poiché il padre di Nina è un ladro che però è violento e severo con le figlie, al contrario dei genitori di Éponine de I miserabili che l'hanno sempre viziata. Nonostante questo Nina è istruita e sa leggere e scrivere ed è stata iniziata dal padre alla carriera di ladra. Dopo un tragico avvenimento che vede coinvolta la sorella di Nina, Azelma, lei si ritroverà membro di questa Corte dei Miracoli, un miscuglio di corporazioni di origine criminale. Per cui già qua possiamo notare una differenza tra le due protagoniste. Éponine si lascia andare, vive per strada vestendosi di stracci, mentre Nina cerca di sopravvivere. Ma le similitudini finiscono qua perché in Nina non ho trovato il senso di riscatto di Éponine. Nina, infatti, non agisce in positivo, prima di unisce alle bande di criminali e poi cerca per anni di mettere in atto la sua vendetta personale a discapito anche di altre persone. Si affeziona a Cosette, è vero, ma questo affetto non sarà sufficiente poiché cercherà di proteggerla ma sempre a discapito di altri e con il fine ultimo di attuare la sua vendetta. Purtroppo questo la lascia un personaggio senza crescita, i suoi sentimenti positivi non sopperiscono quelli negativi, lei compirà un'azione che indubbiamente salverà delle vite e potrebbe portare una nota positiva ai libri seguenti, ma lo fa per le ragioni sbagliate. 
In conclusione credo che l' Éponine originale sia un personaggio che ha una crescita all'interno del libro, passando da ragazza viziata a donna in miseria, fino ad arrivare alla sua redenzione e quindi la considero un personaggio positivo. Mentre Nina è un personaggio che rimane statico, parte come una ragazza già incanalata verso la via della criminalità e da lì non si muoverà, i suoi sentimenti di affetto per le altre persone saranno sempre finalizzati al suo obiettivo ultimo, ossia la vendetta. Per questo ritengo invece che sia un personaggio negativo.



Seguite le altre tappe sui blog per gli approfondimenti!

venerdì 8 ottobre 2021

Review Party Ragazza, serpente, spina

Titolo: Ragazza, serpente, spina
Titolo originale: Girl, serpent, thorn
Autrice: Melissa Bashardoust
Traduzione: Maura Dalai
Numero di pagine: 336
Editore: Mondadori





Trama

C'era e non c'era una volta − così cominciano sempre le fiabe − una principessa destinata ad avvelenare chiunque la toccasse.
Ma per Soraya, tenuta nascosta fin dalla nascita, cresciuta lontana dalla sua famiglia, al sicuro solo nel suo giardino, questa non è soltanto una fiaba.
All'approssimarsi delle nozze del suo gemello, Soraya deve decidere se uscire allo scoperto per la prima volta. Nelle segrete del palazzo una div, una demone, potrebbe avere le risposte che sta cercando, la chiave per ottenere la libertà. Al di fuori c'è un giovane uomo che non teme la principessa, nei cui occhi non si legge paura, ma profonda comprensione di chi lei sia veramente, oltre la maledizione e il veleno.
Soraya pensava di sapere quale fosse il suo posto nel mondo, ma quando le sue scelte portano a conseguenze inimmaginabili, inizia a chiedersi chi sia davvero e cosa stia diventando: una donna o una demone? Una principessa o un mostro?

Recensione

Ringrazio per questo evento Ambra di @Paranormalbookslover e la casa editrice Mondadori per la copia digitale.
Il titolo è di per sé molto evocativo perché a grandi linee svela come sarà poi la storia, la nostra protagonista Soraya è una principessa e vorrebbe con tutta sé stessa essere una normale ragazza ma si sente in realtà più simile a un serpente, sempre pronta a colpire. A causa di una maledizione tutti gli esseri viventi che tocca muoiono per via del veleno rilasciato dal suo corpo, lei vorrebbe disperatamente vivere una vita normale ma capisce che per il bene di tutti è meglio stare isolata, per questo è la prima che ricerca la solitudine. Mi ha ricordato molto Elsa di Frozen, spaventata dai suoi stessi poteri ma consapevole dei rischi che la sua stessa natura comporta. Tutto cambia quando ovviamente conosce un giovane bello e prestante che dopo averla vista di sfuggita solo per mezzo minuto, decide di fare di lei la missione ultima della sua vita. Fin qui tutto normale, abbiamo un Young adult come tanti: donzella con problemi apparentemente insormontabili, giovanotto aitante perdutamente innamorato dopo 30 secondi, instant love che porta la nostra protagonista a compiere azioni stupide e avventate. Ed è proprio qui che l'autrice cala un colpo d'ascia e ci infila un colpo di scena niente male. Pensavo che il libro avrebbe preso la solita piega smielata e invece si trasforma in tutt'altro! Sì, Soraya capisce di aver agito male e di aver fatto un'enorme errore e passerà il resto del libro a cercare di porvi rimedio, mettendo da parte quello che desidera per poter salvare il suo suo regno portato quasi alla rovina. Decisamente un punto a favore della storia ma allo stesso tempo lo giudico anche un punto a sfavore. Il colpo di scena è sì molto interessante, ma sarà anche l'unico in tutta la vicenda e arriva troppo presto nella narrazione. Si svolge, infatti, nella prima metà del libro e quindi il resto sarà costellato di continue elucubrazioni di Soraya che non portano però a nulla di concreto. Credo che l'autrice abbia voluto dare una certa tridimensionalità al personaggio mostrando i suoi lati positivi, ma soprattutto quelli negativi, il problema è che la narrazione rallenta molto e si concentra quasi unicamente sui pensiero di Soraya che prima vanno in una direzione e poi in quella opposta, per poi tornare al suo pensiero iniziale. Insomma, un'eterna indecisa. Rispetto alle solite protagoniste, però, Soraya è più consapevole di sè, nonostante l'eterna indecisione capisce cosa vuole per sè e poi per il suo regno e cerca di ottenerlo. Non è il solito personaggio che si muove per un bene superiore o per portare avanti un amore impossibile, quello che fa lo fa soprattutto per sè stessa, perchè si è stancata di vivere rinchiusa e lontana da tutti.
Nel complesso la narrazione resta tutto sommato scorrevole perché non ci sono grandi scossoni e la trama di per sé non è complicata da seguire, tuttavia non mi ha conquistata del tutto come lettura. Ho trovato la seconda metà un po' appesantita dai continui pensieri di Soraya, ma di certo presenta molti punti positivi rispetto ad altri young adult che ci sono ultimamente.
Primo fra tutti è il fatto che l'autrice ha svolto delle ricerche molto accurate, la storia è un retelling di un poema persiano molto antico e ho davvero apprezzato moltissimo le note finali dove ci spiega la storia originale, le modifiche che ha fatto per fini di trama, addirittura il lessico utilizzato che è costellato di parole della tradizione persiana. Ammetto di aver fatto un po' fatica all'inizio per via di tutte le parole tradizionali che si assomigliavano come assonanza, ma è stata una cosa momentanea perché comunque vengono spiegate nella narrazione. 
Questa è un'altra cosa che ho apprezzato, l'autrice fa spiegare ai personaggi tradizioni e lessico utilizzato in modo che il lettore possa capire, può stonare un po' se si pensa che comunque i personaggi dovrebbero essere a conoscenza di queste cose, però trovo che aiutino il lettore a immergersi nell'atmosfera e l'autrice stessa "si scusa" di questo escamotage nelle suddette note.
Altro punto assolutamente a favore è il fatto che non ci sia il romance come fulcro del libro. Ribadisco che credevo avrebbe preso la solita piega di tutti gli YA e invece alla fine mi ha sorpreso, inoltre la protagonista è un po' diversa dal solito e anche se non l'ho apprezzata fino in fondo credo che porti un po' di novità nello scenario young adult, in particolare perchè le sue scelte sbagliate la rendono più vera. 
Passando ai contro posso dire che il passato del cattivo non è credibilissimo, forse ci sarebbe voluta più introspezione anche su di lui o comunque qualche approfondimento che avrebbe potuto aiutare a capirlo meglio.
Ci si concentra solo su Soraya, ok che è la protagonista, però le sue parti sono comunque un po' pesanti perché molto ripetitive, inoltre il suo cambiare idea come una banderuola non mi è piaciuto molto per cui non sono entrata in sintonia con lei.
Il finale, poi, è un po' raffazzonato, qualche piccolo buco di trama ed escamotage pensati ad hoc, mi hanno fatto storcere il naso perché alla fine tutto si risolve in un lieto fine coi fiocchi e questo risulta, se non forzato, quantomeno poco credibile.

Insomma è un libro con dei buoni pro ma anche con qualche contro, mi sento di dargli un giudizio nella media, non completamente positivo ma nemmeno negativo. Penso di consigliarlo comunque perché almeno si discosta un po' dallo scenario YA degli ultimi tempi ma non rientrerà tra le mie letture preferite di quest'anno.

Voto ⭐⭐⭐/5



mercoledì 6 ottobre 2021

Review Party Virginia Woolf

Titolo: Virginia Woolf
Autrice e illustratrice: Liuba Gabriele
Numero di pagine: 127
Editore: Becco Giallo




Trama

Inghilterra, marzo 1941. Virginia Woolf cammina sulle sponde del fiume Ouse. Raccoglie una pietra da terra, la soppesa sul palmo della mano e guarda l'acqua scorrere. Pensa alla battaglia feroce che si sta svolgendo nel mondo e dentro di lei. Tutto ciò che l'ha accompagnata fino a quella riva rivive in fulgide immagini che rappresentano l'estrema forza dei suoi sentimenti, come la passione per l'amante Vita Sackville-West, la tenerezza per il fondamentale marito Leonard e il dolore per i tremendi lutti familiari. Sentimenti riversati nelle sue opere, con cui ha rivoluzionato la letteratura, passando alla storia come una delle più importanti scrittrici del mondo.




Recensione

Per questo evento ringrazio tantissimo Valeria di @_aplaceforustoread (QUI) e la casa editrice BeccoGiallo.

Questo graphic novel comincia dalla fine, dalla figura solitaria di Virginia sulle sponde di un fiume e il lettore viene trascinato attraverso i disegni nella sua vita e nei suoi pensieri che lei ripercorre mentre cammina. L'uso dei colori e dei tratti per rappresentare queste vicende è fondamentale. Innanzitutto il disegno a matita è bellissimo, pieno e coinvolgente, ricorda un flusso continuo che non si interrompe mai, proprio come sono i flussi di pensiero e la vita stessa stessa. Il bianco stesso gioca un ruolo fondamentale in questo graphic novel, tutte le pagine sono occupate da disegni, anche quelle iniziali, per cui saltano subito agli occhi le poche cose bianche su cui si focalizza subito l'attenzione. Credo che le varie sezioni siano precedute da pagine bianche che contengono solo il titolo proprio per sottolineare lo stacco tra un momento e l'altro della vita di Woolf, lei stessa è quasi bianca, il suo volto è lineare ma al tempo stesso pieno di tutte le emozioni che si portava dentro. Trovo la scelta perfetta perchè indubbiamente fa ricadere l'attenzione sulle sue espressioni e anche su quelle di Vita, anche lei praticamente di colore bianco, in particolare nella doppia pagina in cui si guardano e loro spiccano, mentre lo sfondo è un'esplosione di colori, questo le unisce e crea continuità. La suddivisione del novel richiama momenti importanti della vita di Virginia e spesso si basa sui titoli delle sue opere per sottolineare quanto di sè stessa metteva nei suoi romanzi. Le sue opere infatti richiamano a momenti e persone importanti della sua vita e il fatto che Gabriele abbia deciso di suddividere in questo modo il novel, ci fa capire quanto Woolf stessa cercasse di raccontarsi attraverso la scrittura. L'uso del colore poi ci trasmette le sensazioni provate da Virginia, o come l'autrice le ha reinterpretate. I suoi ricordi felici sono infatti pieni di luce, di colori accesi, ma non violenti e in particolare le scene con Vita sono brillati, piene di energia, per simboleggiare ciò che rendeva Virginia felice. Fra le scene che preferisco c'è la rappresentazione del faro, con Virginia voltata di spalle e la luce che la illumina e mette in risalto i colori intorno a lei, mentre il resto è sui toni del grigio. Credo che Gabriele sia riuscita a interpretare al meglio l'essenza di questo romanzo con una sola tavola. Dopo quello viene la parte de Le onde, grandissimo successo di Woolf, che rappresenta un momento di transizione, quasi uno stacco, l'acqua accompagna le parole ma non è un mare pacifico perchè i colori sono freddi e le onde appuntite e dure. La guerra è breve, occupa solo due pagine, ma sono pagine tinte di rosso e di scritte appuntite, crude e dure, che ci fanno capire il periodo difficile di Virginia e del mondo intero. Dopo la guerra Virginia non si riprenderà mai del tutto e lo si capisce dalle tavole dove la vediamo profondamente cambiata e risucchiata nel vuoto che si stava aprendo in lei. L'autrice si focalizza su piccoli particolari della vita quotidiana, come a farci capire che il mondo cerca in qualche modo di andare avanti, ma non tutti hanno la forza di continuare a vivere e ritorniamo così all' inizio del graphic novel, lo si capisce dal tono dei colori che passa dal caldo al freddo e dalla scena che si ripete. Una narrazione per immagini circolare e davvero bellissima, ci viene raccontata la vita di Virginia Woolf attraverso dei momenti selezionati, con un uso delle immagini accompagnate da frasi brevi e mirate. La combinazione delle due farà sì che tutto sia comunque facile e comprensibile e anzi, mi ha avvicinato molto allo stato d'animo di questa scrittrice, Gabriele è stata in grado di rappresentare su carta la vita e il dolore di una grande donna, grazie a illustrazioni piene di colore e significato.

Voto ⭐⭐⭐⭐⭐/5