Titolo: Ready Player Two
Titolo originale: Ready Player Two
Autore: Ernest Cline
Numero di pagine: 372
Editore: Mondadori
Trama
Recensione
Nel secondo capitolo di questa dilogia le cose si fanno molto più moderne, a partire dal casco che si collega al cervello (ONI) che fa vivere l'esperienza del videogioco come fosse la vita vera. Questo mi ha ricordato moltissimo Sword Art Online e infatti Cline mostra tutta la sua conoscenza della cultura pop citando più volte questo anime/manga. È un libro che parte in modo lento, con una lunga descrizione di eventi che ci fa immergere di nuovo nel worldbuilding. Gli eventi cominciano praticamente dove li avevamo interrotti con il primo ma poi c'è un salto temporale di qualche anno. In questo lasso di tempo la tecnologia è andata molto avanti grazie ai caschi ONI che permettono di vivere OASIS a 360 gradi, ma allo stesso tempo il mondo reale è sempre più al collasso. Con questa spaccatura tra reale e videogioco, Cline riesce a inserire parecchie tematiche più attuali che nel primo non erano approfondite, come i cambiamenti climatici e i problemi di sovrappopolazione, per poi passare alla dipendenza da droghe e da videogiochi, l'effetto negativo dei social media, l'abuso di potere da parte di chi ha i soldi, l'omosessualità e l'identità di genere, i dubbi relativi alle I.A. . Alcune tematiche restano un po' sospese, lasciando al lettore il compito di trarre le proprie conclusioni ma in generale si intuisce molto la linea di pensiero dell'autore. Ma come in molti distopici/fantascientifici che si rispettino, non sempre la tecnologia super avanzata salva l'uomo. Così ci si rende conto che molte cose non andrebbero inventate per via degli enormi rischi, per il fatto che violano la libertà delle persone e che per quanto misera e deludente la realtà in cui viviamo è l'unica cosa che valga la pena salvare. In questo senso sembra che l'autore faccia un passo indietro rispetto al primo libro, che è un inno ai videogiochi e alle realtà virtuali che così strenuamente sono state difese. In questo libro infatti si condanna di più la figura di Halliday che non viene più tipizzato come un dio anche a causa delle violenze perpetrate verso Kira. In questo senso il discorso viene lasciato un po' cadere verso la fine, Halliday copia in segreto e contro la sua volontà la sua coscienza e la sua mente, ma poi tutto viene lasciato perdere in favore di un finale smielato, peccato perché sarebbe stato un tema molto forte ma viene accantonato non dando realmente una soluzione. Infatti dopo aver passato un intero libro a rendersi conto che le intelligenze artificiali sono pericolose, alla fine l'argomento viene lasciato cadere e anzi si trasforma in qualcos'altro per poter gridare al "tutti felici e contenti". Proprio in questo finale Wade tenta qualche riflessione più matura distaccandosi dagli atteggiamenti di Halliday, ma il tutto arriva molto tardi perché per metà libro il personaggio ha avuto una forte involuzione dimostrandosi immaturo e rifiutandosi di guardare in faccia la realtà. Cerco di giustificarlo perché è pur sempre un ragazzo cresciuto in un mondo difficile e senza nessuno e per lui OASIS è una droga e una salvezza, ma ci riesco fino a un certo punto perché comunque si capisce che il successo e i soldi lo hanno profondamente cambiato.
Nel complesso il libro mi è piaciuto per le tematiche, anche se non tutte vengono approfondite, il ritmo è lento in un primo momento ma diventa via via più incalzante durante la ricerca contro il tempo. Questa ricerca, però, mi è piaciuta meno rispetto al primo libro perché è meno credibile, in poche ore i nostri protagonisti devono risolvere sette missioni difficili e lunghe e quindi il conteggio delle ore risulta un po' inverosimile. Inoltrare credo che molte delle scene descritte si prestino meglio a una rappresentazione sullo schermo piuttosto che in un libro e questo mi crea il forte sospetto che l'autore abbia voluto giocare facile e preparare le basi per un eventuale secondo film. Nonostante questo ho apprezzato i vari riferimenti alle culture degli scorsi decenni, perché rispetto al primo libro ne ho colti molti di più.
Voto:⭐⭐⭐/5