sabato 9 maggio 2020

Recensione Il priorato dell'albero delle arance

Titolo: Il priorato dell'albero delle arance
Titolo originale: The priory of the orange tree
Autrice: Samantha Shannon
Traduzione: Benedetta Gallo
Lingua orginale: inglese
Numero pagine:771
Editore: Mondadori







Trama

La casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata ad estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un’erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell’ombra e i tagliagole inviati a ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c’è però Ead Duryan: non appartiene all’ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l’adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys.
Al di là dell’Abisso, in Oriente, Tané studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.


Recensione

Sono stata catturata da questa copertina favolosa e assolutamente curata nei minimi particolari, è davvero bellissima! Soprattutto il drago che ha le scaglie metallizzate, fantastico! Sotto la copertina continua la meraviglia perchè abbiamo un cartonato blu con le scritte arancioni sul dorso e addirittura il segnalibro incorporato, davvero magnifico 😍

Avverto come sempre che potrebbero esserci lievi SPOILER

Purtroppo qua arriva la nota dolente (lo so, sono la solita guastafeste), mi ritrovo a parlarvi di questo libro con meno entusiasmo di quello che mi aspettavo. Ho cominciato la lettura piena di aspettativa, tuttavia in alcuni punti avrei desiderato un po' di più.

Partiamo dall'inizio. Non fatevi spaventare dalla mole del libro, in realtà l'ho trovato molto scorrevole, e questo di sicuro gioca a suo favore, non ci sono descrizioni interminabili di vicende e luoghi e anzi si imparano gli usi e i costumi delle diverse parti di quel mondo via via che si legge. Il worldbuilding è abbastanza complesso visto che le vicende si svolgono tra Occidente, Oriente e Meridione che si alternano via via nei capitoli. Si riesce ad immaginare bene le differenze tra un luogo e un altro, tuttavia qua avrei voluto un po' più di descrizioni. Si vede che ormai mi sono abituata al worldbuilding della Bardugo che è veramente perfetto,ma ne Il priorato mi è mancato qualcosa. Mi sono accorta che invece di creare un nuovo mondo nella mia mente mi appoggiavo molto a cose già lette o studiate a scuola. La corte di Inys dove regna Sabran mi sembrava la corte di Enrico VII, per via della regina circondata da damigelle e da un concilio che la supporta nelle decisioni. Sabran ama cacciare e sposta la corte in vari castelli a seconda delle stagioni, sembrava molto l'Inghilterra, ecco. Invece l'Oriente ha i tratti tipici della Cina e del Giappone del periodo imperiale. Nella storia infatti è un luogo molto chiuso, gli stranieri non possono in alcun modo entrare, è governato da un imperatore, i draghi vengono venerati come divinità e l'onore di una persona è la cosa in assoluto più importante. Avrei voluto essere più immersa nei paesaggi.
Mi sarebbe piaciuta anche una descrizione dei personaggi più accurata, di Tanè sappiamo solamente che viene dall'Oriente e ha una cicatrice sul viso, mentre l'aspetto di Sabran viene descritto in modo approfondito solo verso la fine. Anche i wyrm sono poco descritti, nonostante siano i malvagi della storia. Vengono nominate le tante specie ma non sono riuscita a figurarmeli bene, avrei voluto qualche spunto che mi aiutasse a immaginarmeli meglio. 
Tutto ciò è dovuto al fatto che il romanzo è un epic fantasy (o high fantasy) e presenta moltissimi aspetti tipici di questa corrente, infatti manca la parte più introspettiva dei personaggi, quella che ti fa empatizzare con loro, anche se non per questo sono meno apprezzabili. Altri tratti tipici dell' epic fantasy che ho riscontrato sono il tipo di mondo in cui è ambientato (una sorta di Medioevo romanticizzato caratterizzato da luoghi inventati), la presenza della magia e relativa ricerca di oggetti magici, ma soprattutto la spaccatura tra bene e male e la missione per sconfiggere quest'ultimo. Nonostante questo l'autrice è riuscita a dare la sua impronta a questo tipo di fantasy, soprattutto concentrando la narrazione sulle figure femminili. 

Mi sento di consigliare di leggere bene la mappa all'inizio del libro perchè io per un po' ho fatto avanti e indietro a guardarla per ricordarmi alcuni punti geografici (sì, la geografia non fa per me), ma una volta imparati i luoghi principali il resto è facile.





Nonostante i molti tratti tipici degli epic fantasy, la Shannon riesce a portare delle novità in questo libro, le protagoniste indiscusse sono donne che non sono perfette perchè prendono spesso scelte sbagliate. Anche le relazioni amorose sono modernizzate rispetto ai fantasy più classici di questo tipo e ho apprezzato la naturalezza con cui vengono trattate le relazioni tra persone dello stesso sesso. In questo fantasy quasi tutto al femminile i capitoli si dividono tra quattro protagonisti che sono Ead e Tanè (due donne), Loth e il dottor Roos (due uomini), si capisce comunque che l'autrice voleva concentrarsi maggiormente sulla figura femminile come eroina della storia. Ho apprezzato poco questi personaggi maschili che si alternano come protagonisti nei capitoli, uno non fa che piangere e vomitare e l'altro pensa solo a se stesso (anche se poi durante le vicende si vede la sua crescita personale fino alla redenzione).

In particolare la storia si incentra su Sabran, Ead e Tanè, tre donne forti, coraggiose e potenti nelle cui mani risiede il destino del mondo. Sono molto diverse tra loro perchè Sabran è una giovane regina con il peso del governare sulle spalle, Ead è una maga molto potente e intelligente e Tanè è un cavaliere di draghi fissata con l'onore e bravissima nel combattimento. All'inizio della storia non sanno che le loro vite sono in realtà strettamente intrecciate, vengono da posti diversi e hanno credenze diverse, dovranno mettere da parte tutto ciò che sanno per riuscire nella loro impresa. Nelle vicende infatti giocano un ruolo fondamentale la religione, la mitologia e le credenze popolari delle tre eroine, nonchè delle varie civiltà. Qui l'autrice è stata molto brava a ricreare delle religioni diverse ma con una radice comune (come sono poi tutte le religioni in fondo) e una mitologia incentrata sui draghi e sull'equilibrio cosmico. In questo romanzo si vedono molti tratti tipici degli epic fantasy perché il centro delle vicende è la lotta tra bene e male, il dualismo per eccellenza, che si vede molto bene nelle figure dei draghi. Quelli fedeli al Senza Nome sono creature spietate e assetate di sangue, nati dalle viscere della terra e temibili sputa fuoco. I draghi Orientali invece sono venerati come dei, vengono dal cielo e controllano l'acqua e l'aria, sono pacifici e vivono a contatto con gli umani, tanto da farsi cavalcare da loro.
Un altro simbolo che si ripete sempre è il numero tre
Ci sono tre antenate potenti, tre alberi dai frutti magici, tre eroine, tre oggetti magici da ritrovare. Il tre viene considerato il numero perfetto per eccellenza e lo si ritrova in moltissime religioni e nell'esoterismo, la Shannon è stata brava nel saperlo utilizzare all'interno della religione che ha creato e nelle vicende perché io l'ho associato subito a qualcosa di magico e potente.

Come dicevo le vicende sono scorrevoli e non ci si confonde. La storia di per sé non è complicata da seguire ma fino a metà libro circa non succede quasi nulla e poi le ultime pagine sono piene di avvenimenti che si intrecciano e si accavallano. Nella prima parte il libro scorre in modo quasi noioso, non è monotono perchè comunque succedono parecchie cose, ma nulla che ti faccia restare incollato alle pagine. Nella seconda metà invece succede una cosa dietro l'altra, si svelano molti misteri e si fanno tante scoperte, in un intreccio che diventa più incalzante. Questo almeno fino al finale. Mi aspettavo una battaglia molto più lunga, ma tutto finisce in poche pagine. Da un lato ho apprezzato perchè (sono onesta) leggere pagine e pagine di gente che combatte mi avrebbe annoiato, però praticamente tutto il libro si focalizza su questa battaglia tra bene e male, forse poteva avere un po' più di spazio o almeno poteva sembrare più difficoltosa per le eroine. Tutto si svolge precipitosamente e sembra quasi che la fatica per arrivare fin lì sia stata sopravvalutata visto che si conclude tutto in poche battute.

Quello che ho maggiormente apprezzato di questo romanzo è il messaggio che l'autrice voleva trasmettere, o almeno io l'ho interpretato così.
Nonostante le diverse culture sociali e religiose delle protagoniste e le diversità che caratterizzano tutti i luoghi descritti nel libro, ho apprezzato la mentalità aperta che hanno dimostrato i vari capi di stato e molti dei personaggi. Mi è piaciuto questo abbattimento dei pregiudizi nei confronti di chi è diverso e ha un'altra cultura e il sapersi unire di fronte alle difficoltà per il bene comune. E' un messaggio che ritengo molto importante e fa capire che è possibile mettere da parte le diffidenze perchè come dice Ead "Solo perché una tal cosa si è sempre fatta non significa che quella cosa debba essere fatta per sempre". 







Voto ⭐⭐⭐ e mezzo




3 commenti:

  1. Prometto che la leggerò quando recupererò il libro

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  2. Si grazie, ho bisogno della tua opinione! Avevo un sacco di cose da dire ancora ma veniva troppo lunga ��

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