martedì 21 novembre 2023

Review party Renegades

Titolo: Renegades: identità segrete
Titolo originale: Renegades
Autrice: Marissa Meyer
Traduttrice: Claudia Milani
Casa editrice: Mondadori 






Trama

L'Era dell'Anarchia avrebbe potuto proseguire all'infinito. Poi, quasi all'improvviso… la speranza. La speranza che risplendeva luminosa, vestita con mantelli e maschere. La speranza, bellissima e piena di gioia, che prometteva di risolvere tutti i problemi, di trafiggere i nemici con la spada della giustizia. La speranza che prendeva il nome di Rinnegati. Sono passati ormai dieci anni da quando i Rinnegati, un gruppo di giovanissimi Prodigi, uomini e donne dotati di poteri straordinari, decisero di usare le loro capacità per contrastare il caos generato dal governo degli Anarchici su Gatlon City, e riportare ovunque pace e stabilità. Da quel momento i Rinnegati sono diventati per tutti i paladini della giustizia, un simbolo vivente di fiducia nel futuro e coraggio. Per tutti tranne ovviamente per gli Anarchici superstiti che, a loro volta dotati di poteri, sono fuggiti dalla città e per anni, di nascosto, hanno cercato di riorganizzarsi per portare a compimento il progetto originale del loro defunto leader Ace. Tra loro adesso c'è anche Nova, la nipote diciassettenne dell'uomo. Lei stessa un Prodigio, è affamata di vendetta e pronta a tutto pur di ottenerla. Anche a partecipare a un'operazione di infiltrazione tra le fila nemiche. L'incontro con Adrian, un Rinnegato dall'animo ribelle che crede fermamente nella giustizia, però, potrebbe rischiare di sconvolgere i suoi piani: a un passo dalla grande battaglia che attende Rinnegati e Anarchici, i sentimenti infatti possono diventare un nemico spietato...

Recensione 

Bentornat³ lettor³ con un nuovo review party, stavolta però cambiamo genere e ci avviciniamo di più alla fantascienza. Con la Meyer andavo quasi sul sicuro e devo dire che non sono rimasta delusa, o meglio, questo libro ha tante cose che non vanno, ma mi è piaciuto.
Andando con ordine partiamo dal fatto che un mondo abitato con gente dai super poteri si è visto e rivisto, se prendiamo un pizzico (soft) di The Boys, My Hero academia, X-Men e Naruto, otteniamo Renegades 😂 però secondo me il mix ha funzionato, nel senso che non ho trovato cose particolarmente originali, però non mi sono annoiata. I colpi di scena sono palesissimi, basta aver visto/letto una sola cosa di quelle citate prima e non si resta più sorpres³. Non sono tanto convinta del colpo di scena finale perché per me non ci sta molto in base a quelle che sono le motivazioni che hanno spinto la protagonista durante la storia. A questo proposito uno dei grandi problemi del libro è proprio Nova, una personaggia che non sa neanche lei cosa vuole essere, ninja intelligente in una riga e terribile ingenua in quella dopo. Schizzo invece è proprio l'opposto, scontato e banale, è il prototipo dell'eroe che vuole essere sopra alle leggi imposte perché solo lui detiene la vera Morale, ma ancora ragazzino perché incapace di ammettere la cosa con i suoi padri.
La parte che mi è mancata è stata quella relativa all'accademia, Nova viene presa tra i supereroi ma nessuno si preoccupa di formarla e così non vengono spiegate neanche al lettore le leggi vigenti in modo approfondito.
Per ultima, ma non per importanza, c'è la traduzione dei nomi dei supereroi, credo che in italiano non renda benissimo (Pastinaca ce l'ho con te) per cui si potevano tenere in originale e si sarebbero capiti lo stesso. 
Quindi in sostanza sembra che non salvi niente di questa lettura e invece mi è piaciuta, mi ha saputo intrattenere e anche se non ci sono stati eclatanti colpi di scena, di certo ho apprezzato molto il messaggio sulla società. Il potere corrompe sempre e non è tutto oro quello che luccica, anche un governo nato da supereroi con le migliori intenzioni può nascondere un lato oscuro, un potere che non vuole essere ceduto e allo stesso modo i cattivi super cattivi non sempre sono nel torto. Di certo sono molto curiosa di leggere il secondo volume per scoprire come evolverà la storia, chissà che la Meyer non ci riservi qualche sorpresa!

Voto ⭐⭐⭐,5/5

Ancora una volta ringrazio Franci  e la casa editrice per aver organizzato l'evento e per la copia 😊



lunedì 20 novembre 2023

Review party La lingua delle spine

Titolo: La Lingua delle Spine
Titolo originale: The Language of Thornes
Autrice: Leigh Bardugo
Illustratrice: Sara Kipin
Traduttrice: Roberta Verde
Casa editrice: Mondadori








Trama


Un mondo di oscuri affari stipulati al chiaro di luna, città infestate da spiriti, foreste inquietanti e bestie parlanti. Qui la voce di una giovane sirena può evocare tempeste mortali e un fiume può eseguire gli ordini di un ragazzo innamorato, ma solo a un prezzo indicibile. Ispirandosi a miti, folklore e fiabe, Bardugo ha scritto una raccolta di racconti straordinariamente ricchi di atmosfera, pieni di tradimenti, vendette, sacrifici e amore. Perfetti sia che siate suoi nuovi lettori sia che siate fan accaniti, questi racconti vi trasporteranno in terre familiari e misteriose, in una realtà pericolosamente intessuta di magia che milioni di persone hanno conosciuto e amato attraverso i romanzi del GrishaVerse.



Recensione

Ormai lo sapete, se non recensisco una raccolta di racconti non sono io 🤣 Di certo non potevo lasciarmi scappare questo nuovo libro firmato Bardugo, un libro che ci porta di nuovo nel Grishaverse ma sotto un'altra luce. Ebbene sì, non troviamo i protagonisti che tanto abbiamo amato e non si tratta nemmeno di un prequel. Quello che Bardugo ci offre è un ampliamento a quelli che sono il folklore, le credenze popolari e le fiabe di questo universo e la cosa è FANTASTICA. È bello ritrovare la penna scorrevole e magica di Bardugo (penna che purtroppo non ho sentito in King of Scar) perché è riuscita a creare una cosa singolare. Le fiabe si intrecciano alle leggende creando un mix esplosivo, con sempre la nota cupa che accompagna questo genere. Ho apprezzato molto i riferimenti a fiabe famose, anche se Bardugo riesce a rivisitarle e trasformarle rendendole sue, creando finali inaspettati e capovolgendo i ruoli. La raccolta comprende favole con animali parlanti, eroine fuori dagli schemi, personagge che cercano l'avventura e altre che vogliono solo farsi ascoltare e io ho amato tutto questo. La componente femminile è molto forte ed è un po' la chiave di lettura, la donna in questi racconti è molto ambivalente, a volte eroina, a volte vittima, a volte astuto carnefice, ma il punto focale resta sempre lei. Questo è decisamente un contrasto rispetto alla fiaba classica a cui siamo abituat³, ma l'ho apprezzato molto perché partendo da un genere super classico Bardugo è riuscita a creare una cosa simile ma diversa, delle fiabe e favole moderne che assomigliano alle classiche ma con qualcosa in più. 
A completare il tutto ci sono i disegni di Sara Kipin che incorniciano le varie pagine in un crescendo che termina poi in  bellissime illustrazioni, la cornice della pagina cresce con la storia fino a sfociare in un unico bellissimo disegno che ci mostra i personaggi e i momenti salienti, il tutto con uno stile che ricorda le icone. 
Insomma se non si fosse ancora capito credo che questa raccolta sia davvero stupenda, un modo per ritornare nel GrishaVerse sotto un'altra luce, una luce più cupa, dark e disincantata, una raccolta di fiabe che saprà stregarvi 😍

Voto ⭐⭐⭐⭐⭐

Ringrazio come sempre Franci per aver organizzato l'evento e la casa editrice per la copia ❤️



lunedì 13 novembre 2023

Le streghe di Manningtree

Titolo: Le streghe di Manningtree
Titolo originale: The Manningtree witches
Autrice: A.K. Blakemore
Traduzione: Velia Februari
Numero di pagine: 336
Editore: Fazi




Trama

Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante… Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più minata.



Recensione

Ho letto questo libro insieme a un gruppo di lettura bellissimo, condiviso con tante belle persone e la discussione finale mi ha permesso di notare e riflettere su più punti.
Le streghe di Manningtree è un romanzo crudo e schietto, che prende in alcuni punti la piega di una cronaca. Si basa sui fatti e sui processi alle streghe realmente avvenuti in Inghilterra in quel periodo e la ricostruzione è davvero vivida. Il mio problema più grande è stato, però, proprio con lo stile, all'inizio ho trovato veramente ostica la scrittura per via dei termini utilizzati che erano molto desueti e altisonanti. Il linguaggio forbito era mescolato a termini gergali e volgari e questo mi ha spesso creato confusione, anche se in realtà era studiato. Credo che l'intento fosse sottolineare la rigidità dell'epoca (siamo in pieno puritanesimo e guerra civile), in contrapposizione all'ignoranza che caratterizzava le popolazioni della campagna che quindi venivano sempre messe in posizione di svantaggio rispetto a chi era acculturato. È per uscire dalla sua condizione che Rebecca si mette a studiare, il suo ragionamento non è sbagliato perché accrescere la propria cultura è sempre un bene...tranne che all'epoca della caccia della caccia alle streghe. In questo senso è stato fatto un buon lavoro di ricostruzione perché a Manningtree le persone accusate di stregoneria erano, ovviamente, donne che non erano protette da uomini e che avevano una cultura inferiore, o come nel caso di Rebecca, che volevano elevarsi dalla propria condizione. Però le protagoniste potevano essere definite meglio, io per un po' le ho confuse perché ci vengono presentate in maniera un po' frettolosa e non sono riuscita a immaginarmele attraverso il loro aspetto fisico ma non quello psicologico. Questo è un altro punto forte del libro, ma allo stesso tempo un qualcosa che mi ha frenato. La lettura si concentra molto sulla fisicità dei personaggi, infatti le donne vengono descritte bene a livello fisico, soprattutto madre Clarke che aveva delle deformità e dei problemi legati all'anzianità. Invece Hopkins non ha un corpo e praticamente viene spesso descritto come una maschera che galleggia su una nube nera che sono gli abiti, questo mi è piaciuto come dicevo, però allo stesso tempo mi ha fatto empatizzare poco con i personaggi della storia. 
Anche sull'andamento ho avuto qualche problema perché l'inizio è molto lento poi cominciano a succedere gli avvenimenti che le persone legano alla stregoneria, però dopo il tutto è troppo veloce, si passa da un episodio che dà il via a tutto al fatto di arrestare parecchie donne ma il tutto è  troppo frettoloso e avviene quasi senza spiegazione. Inoltre avrei voluto più approfondimento sull'anno passato in prigione dalle personagge, credo che forse si sarebbe potuta calcare di più la mano proprio per percepire ancora di più gli orrori legati a questa prigionia, anche se comunque le poche scene descritte sono piuttosto vivide. Il mio problema principale però è legato soprattutto al cambio di narratore, secondo me se fosse stato tutto un narratore esterno onnisciente il libro assumeva più i toni di una cronaca, forse dal punto di vista di Rebecca sarebbe stato tutto più approfondito in modo da entrare più nel vivo della storia, anche se, ovviamente, si sarebbe visto meno perché poi il punto di vista di Hopkins e il contorno storico non ci venivano dati. Quindi non so se avrei preferito un narratore onnisciente oppure il punto di vista di Rebecca però questo cambio mi è un po' scombussolato😂 
Nel complesso non è una lettura che boccio perché il periodo storico mi è piaciuto, di solito si legge della caccia alle streghe in America e non ci si concentra mai su quella europea, quindi è stato interessante vedere questi fatti sulle streghe inglesi, il fatto che comunque sia preso da una storia vera è coinvolgente anche se di fatto la storia in alcuni punti era un po' distaccata. Per quanto riguarda Rebecca ho dei sentimenti ambivalenti, nel senso che come personaggio non mi è piaciuto però l'ho capita e ho capito anche il suo volersi salvare da accuse infondate e mi è piaciuto che si sia presa la sua rivincita. Il rapporto con la madre è descritto bene e l'ho percepito come una cosa reale, quello che non mi ha convinto è il finale che non ha del tutto senso per me, ma posso capire che all'epoca le scappatoie fossero molto poche. 
In sostanza un libro crudo e schietto, forse non adatto a tutt3, ma che ci riporta in modo realistico nell'Inghilterra della guerra civile e della caccia alle streghe.

Ringrazio la casa editrice per la copia digitale e le organizzatrici del gdl 😊

Voto ⭐⭐⭐,5/5

lunedì 6 novembre 2023

Review party Lavinia

Titolo: Lavinia
Autrice: Ursula K.Le Guin
Traduzione: Chiara Reali
Editore: Mondadori 




Trama

Unica figlia del re Latino, la giovane Lavinia è corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Il suo destino però è quello di sposare il principe esule venuto dall’Oriente, Enea, e da lui generare una stirpe che governerà il mondo. Un legame da cui nascerà un impero, ma al prezzo di un conflitto sanguinoso. Nonostante sia un personaggio cruciale nell’Eneide, in tutto il poema Lavinia non pronuncia una sola parola. Duemila anni dopo, finalmente Ursula Le Guin restituisce la voce alla principessa italica.
Prendendo in mano la propria sorte, la giovane svela ciò che Virgilio ha taciuto: la storia della sua vita, l’amore della sua vita.
Lavinia è una rilettura attuale ed emozionante degli ultimi sei libri dell’Eneide: un romanzo di austera bellezza che, come la migliore epica classica, parla di guerra e di passioni, intessendo un racconto ricco di dettagli e immaginazione, premiato con il Locus nel 2009.


Recensione


Bentornat³ lettor³! 
Eccoci in questo review party organizzato da Francesca che ringrazio moltissimo, finalmente un retelling bello bello bello 😍
Torniamo nell'Eneide grazie a Le Guin e alla sua penna stupenda, ma andiamo con ordine.
Per prima cosa dirò che questa edizione è una ristampa con una nuova traduzione perché in realtà il libro è vecchiotto, però posso dire che credo sia tradotto molto bene anche se a volte ci sono dei termini forse un po' colloquiali, ma a questo proposito ho un appunto da fare che leggerete più avanti nella recensione. Non avendo letto l'edizione più vecchia non ho avuto grossi problemi e, anzi, posso dire che la scrittura è davvero molto bella e super fluida. Il libro è scritto come un flusso di coscienza e questo fa sì che sia davvero difficile interrompere la lettura. Questo suo essere molto fluido lo rende un libro scorrevole e mai pesante, narrato quasi in forma di poema epico perché non entra profondamente nella psicologia dei personaggi ma alla fine possiamo dire di conoscerli tutti, in particolare la nostra Lavinia. Mi sono sentita coinvolta nella storia che ho vissuto con un'ansia crescente, nonostante la fine fosse già preannunciata. Ho trovato la ricostruzione della vita e degli uomini del tempo davvero bella, in particolare ho apprezzato molto Lavinia, una donna figlia del suo tempo, che vive le cose in modo diverso a come le viviamo oggi. Non è la classica protagonista di un retelling mitologico che lascia che tutto le passi attraverso, è una protagonista che agisce e reagisce, ma sempre in modo proporzionato alla sua epoca, alla sua condizione e alle sue conoscenze. È una protagonista attiva e soprattutto non tutte le figure maschili del libro sono negative (anche questo spesso accade in questo tipo di libri), perché ci sono personaggi positivi e non e questo vale sia per le donne che per gli uomini. L'abilità dell'autrice è stata quella di creare una personaggia tridimensionale e profonda, che ci dà un nuovo punto di vista sulle vicende senza però distorcere l'opera originaria.
La cosa che ho apprezzato più di tutto, infatti, sono le note finali dell'autrice, è ovvio che ha studiato molto bene prima di cominciare la scrittura del libro e che non si muove "per sentito dire" come invece fanno in tantissimi prima di approcciarsi a un retelling mitologico. Ci fornisce spiegazioni dettagliate di moltissime cose presenti nel libro, come parole in uso all'epoca e altri piccoli dettagli che magari durante la lettura vengono notati meno. Questo ci fa capire che è tutto curato nei minimi dettagli e anche piccolezze come il colore dei capelli di Lavinia sono giustificabili.
Insomma una lettura perfetta per tutt³ l³ amanti del genere perché è un libro che non si riesce a mettere a giù, che ci coinvolge con la sua storia e ci fa rivivere l'Eneide in modo diverso e profondo. A fare da cornice abbiamo una scrittura che ricalca il poema epico e con un flusso di coscienza costante che ci regala un punto di vista diverso sull'Eneide, il punto di vista di una ragazza, una madre, una donna, una vedova. Lavinia ci dona così la storia non vista dell'arrivo di Enea, della loro vita insieme, di quello che succederà in Italia dopo la sua morte e ci parla con una voce potente, una voce che il Poeta non le aveva dato. 

Voto ⭐⭐⭐⭐,5/5