Titolo: Il mondo di Rocannon
Titolo originale: Rocannon's world
Autrice: Ursula K. Le Guin
Editore: Mondadori
Trama
Ai confini della Galassia c’è un mondo abitato da tre razze umanoidi: gli Gdemiar, cioè il Popolo d’Argilla, che vivono sottoterra; gli eterei Fiia amanti della luce; e infine i Liuar, dei clan guerrieri che hanno istituito una sorta di società feudale. L’etnologo terrestre Rocannon, in una missione di studio per conto della Lega di Tutti i Mondi, raggiunge quel pianeta, dove anche i ribelli alla Lega hanno una propria base. Questi riescono a distruggere l’astronave dello scienziato e a ucciderne i compagni. Rimasto solo e senza possibilità di ritorno, Rocannon inizia un lungo cammino che lo porterà dove non avrebbe mai immaginato: nel cuore della leggenda. Primo libro del ciclo dell’Ecumene, Il mondo di Rocannon (1966) inserisce elementi tipici della fantascienza in uno scenario da Età del Bronzo eroica, dando vita a un mondo nel quale astronavi ultraluce si affiancano a destrieri del vento e il mantello dell’invisibilità diventa una tuta ipertecnologica. Un universo di meraviglia ispirato alla mitologia nordica, che nasconde una profonda riflessione sull’antropocentrismo e su cosa sia “l’altro”.
Recensione
Ritornano i grandi classici di Ursula K. le Guin in questa nuova veste grafica che ci riporta anche pensieri e considerazioni dell'autrice. Il mondo di Rocannon è il primo libro del ciclo dell'Ecumene, ma non il primo nel senso temporale della narrazione. I libri della serie si possono leggere quasi sempre in modo indipendente, sono ambientati nello stesso universo, ma a causa delle distanze interplanetario e della relatività, sono difficili da collocare in una linea temporale di "prima" e "dopo". Nonostante questo ho deciso di iniziare la mia collaborazione da questo volume, per cercare di seguire l'autrice nella sua crescita in questo mondo. Dico "crescita" proprio perché essendo il primo volume di fantascienza scritto da Le Guin, si percepisce la sua inesperienza. Come lei stessa ci anticipa nell'introduzione questo è un libro ibrido, in parte sci-fi, in parte fantasy e non riesce a mescolare benissimo i due generi. Con questo non voglio dire che sia una brutta lettura, ma può risultare un po' confusionaria a chi si approccia a uno dei due generi per la prima volta. Infatti sono presenti dei tropes tipici del fantasy (come ad esempio il viaggio dell'eroe e le creature magiche che ricordano elfi e nani), ma ne presenta anche di tipici della fantascienza, come la tuta impenetrabile, il viaggio alla velocità della luce e i mezzi di comunicazione che trascendono le distanze. Il "problema" è che questi elementi non si mescolano in modo armonico e quindi sembra di leggere un tipo di libro finché non compaiono altri elementi che ci riportano all'altro genere. Addirittura ci sono accenni non molto velati alla mitologia, ma ribadisco che non è un libro brutto, solo acerbo. Per stessa ammissione di Le Guin si è ritrovata a scrivere di un genere che stava nascendo proprio in quel momento e che non aveva della letteratura alle spalle a cui appoggiarsi. Del resto la fantascienza non era considerata un genere vero e proprio, il mondo si affacciava alla ricerca spaziale proprio in quegli anni e le possibilità intrinseche della fantascienza non erano ancora state esplorate se non in riviste speculative.
Per questo guardo comunque al Mondo di Rocannon con un certo affetto, è bello pensare che anche una grande scrittrice come lei abbia cominciato da qualche parte, creando comunque un'opera che non aveva una defizione precisa, ma che è in grado di trasportare lə lettorə in un mondo altro a volare con i Kiemhrir e in valli ai piedi delle cascate.
In sostanza è un'opera un po' spuria se vogliamo, resta comunque a un livello buonissimo e anzi, tanto di cappello, ma del resto da Le Guin non ci possiamo aspettare di meno.
Ringrazio moltissimo Melissa e Mondadori per la collaborazione ❤️
Voto ⭐ ⭐ ⭐,5/5
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