Titolo: La Corte dei Miracoli
Titolo originale: The Court of Miracles
Autrice: Kester Grant
Traduzione: Sara Brambilla
Numero di pagine: 300
Editore: Mondadori
Trama
Dopo il fallimento della Rivoluzione e l'uccisione di tutti i rivoluzionari, Parigi è una città divisa in due. Accanto al reticolo di viali severi, fiancheggiati da bossi e frequentati dall'aristocrazia, prospera infatti una giungla tenebrosa popolata da sciami di mendicanti, ladri ed emarginati, teatro di crimini e miseria, un luogo oscuro e senza leggi. Qui il potere è gestito dai Miserabili, una formidabile corte di criminali divisi in nove corporazioni, chiamata la Corte dei Miracoli. Membro della Corporazione dei Ladri, Nina Thénardier può rubare qualunque cosa a chiunque. La ragazza, soprannominata la Gatta Nera, ha sfidato la sorte così tante volte da essere quasi diventata una leggenda tra i Miserabili. Eppure questo non sembra contare molto quando, ancora una volta, la sua strada si incrocia con quella di Lord Kaplan, detto Tigre, feroce capo della Corporazione della Carne. L'uomo ha messo gli occhi sulla sorella della giovane ladra e, si sa, nessuno è mai riuscito a impedirgli di ottenere ciò che vuole. Non ci è mai riuscita la Corte dei Miracoli, come potrebbe farlo Nina, sveglia certo, ma comunque una ragazza, minuta per di più? Di due cose, però, Tigre non ha tenuto conto. La prima è una regola inviolabile per tutti i Miserabili: mai, mai rubare a una ladra. E la seconda è che, quando si tratta di proteggere chi amano, le gatte sono capaci di mostrare denti e artigli e di diventare decisamente pericolose... Ispirandosi a due capolavori della letteratura di tutti i tempi, "I miserabili" di Victor Hugo e "Il libro della giungla" di Rudyard Kipling, Kester Grant tesse un'ammaliante storia di crudeltà, passione e vendetta che, attraverso le vicende della protagonista, condurrà i lettori nel ventre più oscuro di Parigi, passando per la sfavillante corte di Francia per abbracciare l'alba di una nuova rivoluzione.
Recensione
Già leggendo la trama ci accorgiamo di un enorme cambiamento storico e anche di un' enorme differenza con i miserabili. La rivoluzione francese del secolo prima è fallita e l'autrice usa questo espediente per cercare di ricrearne una nuova in questo libro. Scelta piuttosto discutibile dato che viene operata per poter mettere di nuovo fine alla monarchia in Francia e fare scattare così un inutile flirt tra il delfino di Francia e la nostra Nina. Inoltre nell'800 la dinastia dei Borbone, (vi dicono nulla Maria Antonietta e Luigi XVI?) é di nuovo al potere in Francia, senza alcun bisogno di fare fallire la rivoluzione, quindi questa scelta narrativa proprio non la capisco.
Ma cerchiamo di procedere con ordine.
Più che un retelling de I miserabili mi verrebbe da definirlo un mix tra questo libro di Hugo e Notre Dame de Paris, perché in effetti La Corte dei Miracoli la sì ritrova in questo secondo libro. Per essere una Corte composta da corporazioni criminali, hanno un severissimo codice di leggi da seguire che al confronto il nostro codice civile è un Bignami. La pena per aver infranto una sola di queste leggi comporta ovviamente l'esilio dalla corporazione o la morte. Questo vale per tutti tranne che per la nostra Nina che a più riprese piega e infrange leggi a seconda di come possono tornarle utili, salvo poi puntare il dito contro il cattivissimo Tigre (capo di una corporazione), che anni prima osò infrangerle, è lui il male assoluto. Purtroppo sì capirà l'ossessione di Nina verso Tigre solo verso la fine del libro, ovviamente si sa che è lui l'antagonista ultimo da sconfiggere, ma la mancanza di una macro trama che lega tutto il libro impedisce di capire quanto effettivamente sia profonda la sete di vendetta di Nina. Non aiuta a calarsi nella storia la mancanza di descrizioni, si capisce che siamo a Parigi perché viene detto e vengono citati dei posti esistenti tutt'ora, ma non sono che accenni nelle pagine e così non sono riuscita a calarmi nell'atmosfera. Tanto più che le inesattezze storiche mi hanno fatto pensare che il libro fosse ambientato prima nel '600, poi negli anni della rivoluzione e infine, ricostruendo pian piano la rivoluzione fallita e con un accenno vaghissimo a Napoleone, ho capito che era ambientato nell'800. Insomma, decisamente non ha ripreso bene il contesto storico che si trova ne I miserabili.
Altro grosso problema sono i personaggi, molto caricaturali e macchiettistici, non ci sono descrizioni che li caratterizzino, ad esempio di Cosette, per gli amici Ettie (ebbene sì, lei ha il soprannome per il soprannome), sappiamo solo che è bionda, coi ricci e molto bella, ma degli altri non sappiamo praticamente nulla. Senza contare che Cosette è il personaggio più stupido del libro, cioè lei proprio non riesce a collegare un minimo il cervello prima di parlare, poi improvvisamente alla fine ha uno scatto intellettuale e sembra una persona forte e determinata, cosa che prima non era assolutamente. Però serviva per la trama e quindi per magia si trasforma.
Èponine (detta Nina, ah questi soprannomi sono inaffrontabili) è la protagonista super over power per eccellenza. Senza nessun background alle spalle e nessun allenamento è la ladra migliore che si sia mai vista. Su due piedi deve entrare nella prigione più sorvegliata e inespugnabile di Parigi, lei la guarda da fuori dieci minuti e riesce per magia a entrare, compiere il suo dovere e uscire....ma insomma anche no. Non viene fornita nessuna spiegazione sulla sua bravura perché lei è brava. E basta. Inoltre è talmente fantastica che ha non uno, non due, ma ben tre interessi amorosi, di cui uno è il già citato delfino di Francia che si fa trattare come una pezza da piedi perché anche lui non brilla di intelligenza.
Non aiutano poi alla narrazione e alla creazione dei personaggi, i continui salti temporali di due anni che l'autrice mette in atto. Servono a fare capire che è passato del tempo ma non si sa nulla di ciò che fanno i protagonisti in questo lasso di tempo e secondo me spezzano troppo la trama.
Insomma questo libro si propone come un retelling ma a parte i nomi (storpiati) de I miserabili, io ho rivisto poco dell'opera originale, tant'è che non vengono rispettati neanche i ruoli e i gradi di parentela. Parigi sullo sfondo è veramente appena abbozzata e molto vaga, non esiste un filone principale nella storia poiché anche le rivolte e le scene delle barricate servono in realtà per attuare i piani di Nina e non certo per lottare per i propri diritti.
Voto: ⭐⭐/5
Ringrazio per questo evento Alessandra di @raggywords e la casa editrice Mondadori per l'opportunità e la copia digitale. Trovate sul blog anche la mia tappa di approfondimento!
Soprattutto per l’ambientazione credo che uno scrittore si debba documentare bene prima di scrivere. Un peccato che qui sia abbozzata, come tutto il resto mi par di capire… non mi incuriosisce per nulla!
RispondiEliminaSì purtroppo non basta nominare un paio di posti famosi di Parigi per farci riavere l'ambientazione ottocentesca, i personaggi senza spessore poi non hanno proprio aiutato :/
EliminaCome ben sai, concordo su tutto. Ho dato un voto in più perchè tutto sommato la storia è godibile se si legge distrattamente.
RispondiEliminaOvviamente, non è un retelling.