mercoledì 24 giugno 2020

Review Party La città di ottone

Titolo: La città di ottone
Titolo originale: City of brass
Autrice: S.A. Chakraborty
Lingua originale:inglese
Numero di pagine: 528
Editore: Mondadori







Trama

EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.

Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.


Recensione

Eccoci qua lettori! Benvenuti in questo review party organizzato da Alessandra Fattori, nota anche come Raggy Words, che in collaborazione con la Oscar Vault ha dato vita a questo evento. Grazie  per l'opportunità, è la prima volta che questo blog aderisce a questi eventi e sono un po' nervosa. Anche altri blogger parteciperanno e hanno partecipato, in fondo alla pagina troverete tutte le date e i blog nelle locandine dell'evento.

Partiamo dalla copertina che è davvero magnifica, piena di colori caldi che ci fanno intuire anche quale sarà l'ambientazione di questa nuova avventura. Proprio l'ambientazione è la cosa che più mi è piaciuta in questo libro, abbiamo un wordbuilding davvero sorprendente, sembra di sentire la sabbia sotto i piedi e il caldo secco dell'Egitto, è davvero ben costruito e spesso mi sono ritrovata a pensare a Le mille e una notte, a Sherazard e ad Aladdin. Per alcuni usi e soprattutto per gli abiti mi ha ricordato anche l'India, così piena di colori e simboli, davvero un'ambientazione ben costruita. Anche le creature fantastiche che troviamo nel libro sono esseri tipici della mitologia medio-orientale e capisco la difficoltà di avvicinarsi a una cultura che per noi ha ancora molto da scoprire, con tradizioni diverse e interessanti. E' un fantasy diverso dal solito per quanto riguarda appunto l'ambientazione, ma qui si arriva alla nota dolente. Nonostante la trama mi abbia conquistata subito, non ho apprezzato la lettura come avrei voluto, ho trovato parecchi difetti che mi hanno reso l'immersione nella storia molto difficile e il primo scoglio che ho trovato è dato dalle informazioni fornite.

Come ho detto è un'ambientazione nuova, con personaggi del tutto diversi da quelli a cui sono abituata di solito per cui all'inizio ho fatto abbastanza fatica ad approcciarmi alla storia, ma questo è normale quando ci si avvicina a qualcosa di nuovo. Nonostante questo anche con il procedere della lettura molte cose non mi sono state chiarite, Nahri stessa è nuova a questo mondo e speravo che le cose le venissero spiegate via via nella narrazione, in modo da poterle capire, ma così non è. Ogni volta che dovrebbero essere fornite delle spiegazioni più esaustive o che una cosa nuova venga approfondita, c'è un brusco cambio di argomento o il personaggio in questione si rifiuta di fornire spiegazioni. Io capisco che serva a mantenere l'aura di mistero e far procedere la storia, ma mi sono ritrovata sul finale avendo capito ben poco, soprattutto perchè sono rimaste moltissime questioni aperte che spero vengano chiarite ed approfondite nei seguiti. Inoltre ho fatto molta fatica a destreggiarmi tra i nomi delle varie tribù e le loro storie (eh sì, ho scoperto dopo che alla fine del libro c'era il glossario), le informazioni sono date in modo troppo frammentario e ho faticato a seguire e a mettere insieme tutti i pezzi e gli eventi in modo da assorbire questa nuova cultura. Nonostante ciò la narrazione di per sè è abbastanza semplice, anche se non apprezzo sempre i libri con pov diversi, capisco che è stato necessario per presentare al meglio Ali e Nahri. La cosa che mi ho turbato un po' è il fatto che la narrazione non è continuativa, quando c'è il cambio da un personaggio all'altro si capisce che non riprende da dove si era interrotta, ma anzi è passato del tempo. Questo mi è dispiaciuto un poco perchè mi sembrava di perdere qualche pezzo, magari fondamentale, per capire le vicende dei personaggi. Inoltre nella prima metà del libro le vicende sono più lente per introdurci al nuovo mondo, nella seconda metà il libro diventa più scorrevole, tuttavia mi sono mancati i colpi di scena che ti tengono incollati alle pagine. L'azione infatti si concentra tutta sul finale, le ultime pagine stuzzicano la curiosità e invogliano a voler continuare la lettura per vedere come si evolveranno le cose o per lo meno per avere qualche spiegazione di alcune cose successe.


Parlando dei personaggi colpisce il fatto che non ci sia una precisa distinzione tra bene e male, tra personaggi "buoni" e "cattivi" tutti hanno hanno in loro una parte di luce e una di ombra che li spinge a fare ciò che devono per sopravvivere e per portare avanti i propri interessi. Di tutti ho apprezzato molto Nahri, una protagonista diversa dal solito, molto umana nel compiere le sue scelte e nel sapere che non è infallibile. Nonostante i suoi poteri e le responsabilità che le vengono scaricate sulle spalle lei è consapevole delle proprie mancanze e dei suoi difetti. 

Ali purtroppo non mi ha catturata allo stesso modo, bigotto e ipocrita e davvero troppo troppo ingenuo, mi veniva da dargli una scrollata per dirgli di svegliarsi. Gli intrighi politici e i sotterfugi di cui tutta la sua vita (e la vita intorno a lui), è intessuta, dovrebbero averlo reso avvezzo a certe cose, invece lui vive sulla sua nuvola e viene riportato coi piedi per terra ogni due pagine. Di sicuro il suo battersi per i diritti degli shafit (i figli di umani e jinn) è la cosa più apprezzabile, perchè è chiaro che vuole difendere questa minoranza discriminata e lo fa con le migliori intenzioni, anche se combina solo mezzi disastri.

Dara non è facile da inquadrare, gli è stato lasciato poco spazio e non si coglie tutta la sua storia dato che lui non ne parla e non viene approfondita, ma soprattutto se ne sentono troppe diverse versioni. Di sicuro posso dire che è altezzoso, arrogante e dominante e che rientra in pieno nei clichè degli young adult perchè è il "bello-e-dannato" della situazione. Ali invece è l'amico comprensivo che sta però dalla parte sbagliata della barricata ma che è così dolce e buono... Insomma questo triangolo amoroso sembra infilato a forza nella storia e non l'ho apprezzato.

Ciò che invece mi ha colpito sono le tematiche di questo libro, soprattutto quelle riguardanti le discriminazioni razziali che ci sono in particolare tra i daeva e gli shafit. Questi sono nati da jinn e umani e vengono disprezzati da tutti perchè sviluppano i poteri dei jinn ma sono mortali e soprattutto potrebbero superare in numero i daeva stessi se lasciati "incontrollati". Si vede tutta l'ipocrisia del razzismo per cui i figli nati da tali unioni sono disprezzati ma allo stesso tempo non vengono condannati i concepimenti. Gli shafit sono praticamente ridotti in schiavitù, vengono comprati e venduti e usati come bassa manovalanza o venduti alle case di piacere, il tutto sotto il naso di un governo che è entrato in guerra per proteggerli ma che non ha realmente cambiato le cose, anzi non le ha nemmeno migliorate molto. Di sicuro è un tema che si ritroverà anche nei seguiti perchè per ora non sono stati fatti progressi in questo senso, probabilmente si vedrà Ali battersi ancora per queste persone quindi sono curiosa di sapere come si evolverà in positivo la situazione. Altra cosa che salta agli occhi è la difficile gestione di una città vasta con molte culture diverse (spesso anche solo per cose minime) che si ritrovano a vivere insieme, Daevabad ricorda molto le grandi città come New York, con i suoi quartieri assegnati in base alla tribù di provenienza, o Gerusalemme con le sue tante culture e religioni differenti. Si capiscono le difficoltà che affronta un re in questa situazione, non deve mai far pendere l'ago della bilancia a favore di un gruppo specifico e deve cercare di mantenere la pace anche se questo vuol dire compiere molti sotterfugi e soprattutto governare con il pugno di ferro. Ma a tal proposito alcuni giochi di potere e tattiche politiche credo fossero un po' troppo forzate e non del tutto credibili, di sicuro servivano ai fini della storia ma non le ho comprese fino in fondo.


In conclusione posso dire che l'idea di base è accattivante e attira molto, tuttavia il libro non mi ha conquistata del tutto. Ritroviamo molti difetti e imperfezioni, in alcuni punti la lettura è lenta e, nonostante le ripetizioni, non del tutto esaustiva, ma sopratutto non scorrevole. Probabilmente leggerò i seguiti perchè non mi piace lasciare le saghe a metà e soprattutto perchè voglio vedere se si svilupperanno alcune storie in modo da capire meglio. In particolare c'è un mega colpo di scena sul finale che potrebbe aiutare a capire tutta la storia che si è svolta in questo libro, spero venga sviluppata bene nei libri successivi perchè sembra interessante. L'ambientazione e Nahri mi sono piaciute quindi spero che non scivolerà anche lei nei clichè ma che, anzi, abbia una crescita che me la faccia apprezzare ancora di più.

Voto: ⭐⭐/5





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