lunedì 28 dicembre 2020

Recensione L'Orso e l'Usignolo

Titolo: L'Orso e l'Usignolo
Titolo originale: The Bear and the Nightingale
Autrice: Katherine Arden
Traduzione: Maria Teresa De Feo
Lingua originale: inglese
Numero di pagine: 287
Casa editrice: Fanucci Editore






Trama

In uno sperduto villaggio ai confini della tundra russa, l'inverno dura la maggior parte dell'anno e i cumuli di neve crescono più alti delle case. Ma a Vasilisa e ai suoi fratelli Kolja e Alesa tutto questo piace, perché adorano stare riuniti accanto al fuoco ascoltando le fiabe della balia Dunja. Vasja ama soprattutto la storia del re dell'inverno, il demone dagli occhi blu che tutti temono ma che a lei non fa alcuna paura. Vasilisa, infatti, non è una bambina come le altre, può "vedere" e comunicare con gli spiriti della casa e della natura. Il suo, però, è un dono pericoloso che si guarda bene dal rivelare, finché la sua matrigna e un prete da poco giunto nel villaggio, proibendo i culti tradizionali, compromettono gli equilibri dell'intera comunità: le colture non danno più frutti, il freddo si fa insopportabile, le persone vengono attaccate da strane creature e la vita di tutti è in pericolo. Vasilisa è l'unica che può salvare il villaggio dal Male, ma per farlo deve entrare nel mondo degli antichi racconti, inoltrarsi nel bosco e affrontare la più grande minaccia di sempre: l'Orso, lo spaventoso dio che si nutre della paura degli uomini. Nell'incantevole scenario della tundra russa, il primo capitolo di una nuova trilogia fantasy.



Recensione

Ben tornati sul blog lettori! Oggi vorrei parlarvi di questo libro che ho letto a dicembre e che ho amato alla follia. 
L'Orso e l'Usignolo è un libro fantasy ma che non definirei solo come tale, infatti mostra tutti i tratti tipici della fiaba, anche se non si condensa in poche pagine come queste fanno di solito. E' un libro particolare ma che mi ha conquistata fin da subito per tanti particolari, ma andiamo con ordine. 
Le vicende iniziali del libro servono per introdurre il lettore alla storia e al contesto culturale molto diverso da quello a cui è abituato, io per prima conosco poche leggende russe e poche fiabe per cui un'introduzione piuttosto lunga credo che abbia aiutato. Ho infatti apprezzato moltissimo la cura che la Arden mette nel narrare le leggende e il folclore della profonda Russia quando ancora non si chiamava in questo modo. Inoltre sono evidenti tutte le ricerche e agli studi compiuti poichè, oltre alle tradizioni, anche i nomi dei personaggi sono curati nei minimi dettagli. Infatti in russo a seconda che del nome del genitore, il figlio o la figlia hanno dei patronimici diversi (per le donne il nome del padre è seguito dal suffisso -vna e per gli uomini -vič) che significano letteralmente "figlio di" e tutto ciò è stato largamente rispettato. La narrazione è intervallata da modi di dire tipici e addirittura la costruzione del soprannome (anche questo in russo è determinato da regole precise) è ben fatta. Sottolineo inoltre che il soprannome è diverso dal vezzeggiativo (anche questo costruito con regole precise) e a seconda dell'uso del nome con il patronimico, del soprannome o del vezzeggiativo, si può intuire la confidenza o il gradi di parentela tra i personaggi. Un glossario alla fine del libro aiuta con i termini con cui si ha meno dimestichezza, ma nel complesso della lettura tutto è perfettamente comprensibile. Anche la religione è descritta in modo veritiero perchè abbiamo una fede ortodossa di tipo iconodula, dedita al culto di Dio attraverso le icone derivante dalla cultura bizantina.
Un'altra cosa che la narrazione ha in comune con le fiabe è lo stile proprio del romanzo, infatti non avremo mai lunghe descrizioni di luoghi o persone, l'aspetto fisico e la psicologia di personaggi sono appena abbozzati ma nonostante tutto ben caratterizzati e distinguibili gli uni dagli altri. Molto del lavoro è lasciato all'immaginazione del lettore che attraverso gli usi e i costumi costruirà nella propria mente un'ambientazione magica che trasporta in luoghi diversi. 




Come dicevo le prime pagine scorrono veloci ma ci si chiederà spesso dove la storia voglia andare a parare. Tutto ciò serve per introdurre le vicende e soprattutto a sottolineare al lettore il cambiamento che avviene nel villaggio e nella vita di Vasilisa, che crescerà pian piano. Questa lunga introduzione mi è piaciuta molto poichè il lettore non si trova spaesato da un contesto diverso dal solito e allo stesso tempo non si ritrova annoiato da lunghe descrizioni, le leggende e le tradizioni sono presentate in modo semplice, non sempre approfondito ma non per questo meno comprensibili. Per questo sottolineo che lo stile ricorda quello di racconti e leggende, tutto è accennato e non troppo approfondito ma non per questo risulta trascurato o superficiale ed è una cosa che davvero ho adorato. 
Via via le vicende prendono forma e si comincia a intuire il cambiamento nel villaggio e il sentore del pericolo. Si percepisce la critica non troppo velata alla figura del prete e del cristianesimo in sè, che con i suoi cambiamenti ha pian piano soppiantato le vecchie tradizioni e non sempre ha portato benefici. Padre Konstantin infatti dovrebbe essere una figura positiva, invece è mosso solo da intenti negativi e personali, non ha a cuore gli interessi del villaggio ma solo i propri e non si fa remore a distruggere secoli di tradizioni instillando negli uomini la paura.
Altra critica non troppo velata che ho percepito è quella alla società dell'epoca e alla condizione femminile. La società in cui vive Vasilisa è fortemente mascolinizzata e patriarcale, come in tutto il mondo all'epoca, e le ragazze a malapena donne venivano date in sposa per volere del padre a uomini anche più grandi e quasi tutti gli aspetti della vita erano regolati dal padre o dal marito. La Arden vuole farci capire che Vasilisa ha avuto molta più libertà rispetto a una donna comune perchè si è sempre comportata in modo diverso dalle altre figure femminili, lei è forte e indipendente, vuole vivere la sua vita libera e non vincolata, anche se il padre prova a farle seguire la strada di tutte le altre. Nel mondo di Vasilisa le donne non potevano nemmeno cavalcare quindi una figura libera come lei è ovviamente vista quasi come una strega, un demonio che deve essere corretto. Infatti oltre a saper cavalcare guarda gli uomini dritto negli occhi come una loro pari e non con la remissione richiesta all'epoca, esce da sola e spesso si reca nella foresta senza nessun accompagnamento. Per questo in una società che vede le donne solo come spose o madri, lei non riesce a trovare un posto ed è per questo che ho amato questa protagonista forte ma solitaria. Il suo unico interesse è il bene del villaggio, della sua famiglia e degli spiriti in cui ha sempre creduto e, anche se tutti le remano contro, lei è determinata a seguire la sua strada per salvarli da sè stessi. 

In conclusione ho amato questo libro dalla prima all'ultima pagina, la protagonista è ben costruita e ho apprezzato molto anche la figura di Morozko e la magia che lo accompagna. Spero che il rapporto difficile che si instaura tra i due trovi un seguito nel resto della trilogia perchè la figura di Nonno Gelo è molto misteriosa e ricca di leggende. L'ambientazione e il folclore che si ritrova nel libro sono stati qualcosa di magico, capace di trascinare il lettore nei boschi di conifere e dentro tradizioni con radici profonde. Davvero non vedo l'ora di proseguire la lettura di questa trilogia particolare!

Voto ⭐⭐⭐⭐⭐/5

4 commenti:

  1. ho concluso questo libro da poco, ma ancora non ho deciso bene cosa ne penso. La tua recensione, però, è molto convincente

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    1. È un libro particolare, concordo! Ha un andamento a sé e anche lo stile di scrittura è particolare però mi ha conquistato, credo che farò più ricerche sul folklore russo *.*

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  2. È in wish list da un sacco, da amante delle fiabe e delle favole non posso che adorare! 😍 Recensione super accurata!

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    1. Grazie! *.* Per me è super consigliato, credo che prenderò altri libri sulle fiabe russe perché mi manca come ambientazione ^.^

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