Titolo: Il pianeta dell'esilio
Titolo originale:
Autrice. Ursula K. Le Guin
Traduzione:
Editore: Mondadori
Trama
Su Werel, terzo pianeta del sistema di Gamma Draconis, le stagioni durano decine d’anni terrestri, e ora l’Autunno sta per finire. L’Inverno sarà una sorpresa per le generazioni più giovani, che non l’hanno mai conosciuto, e una dura prova per tutti. Ma le ostilità del clima non sono le sole contro cui gli abitanti devono combattere: ci sono anche i barbari Gaal e i mostruosi diavoli della neve. La contesa contro la natura avversa e i nemici esterni unisce le due razze umanoidi di Werel: i Nati Lontano, ultimi superstiti della colonia hainita che vivono nella città costiera di Landin, ormai isolati da oltre seicento anni dalla madrepatria, e i nomadi nativi del pianeta. È così che Jakob Agat Alterra, discendente degli “alieni” hainiti, conosce la giovane Rolery, figlia di un capo Clan nativo, e se ne innamora. Ma non sarà facile stabilire un’alleanza fra due razze che sembrano destinate all’eterna incomprensione. Pubblicato nel 1966, Il pianeta dell’esilio costituisce il secondo tassello del ciclo dell’Ecumene, un grandioso affresco della storia futura dell’umanità che Ursula K. Le Guin tratteggia con un’eccezionale abilità nel dare vita sulla pagina ad affascinanti mondi alieni.
Recensione
Come sempre con Le Guin partiamo dall'introduzione che ci dà una grande chiave di lettura di tutto il romanzo, i suoi commenti postumi all'uscita del libro ci aiutano sempre a capirla meglio e a farci immergere di più nel messaggio che vuole trasmettere. In particolare ne Il pianeta dell'esilio assistiamo alla presa di consapevolezza di questa autrice che si rende conto di aver spesso scritto libri in cui gli uomini dominano e le donne restano più sullo sfondo. È un caso lampante Il pianeta dell'esilio di cui Rolery è la protagonista, una donna che sceglie di non agire quasi mai, risultando più una personaggia passiva. Il risveglio del suo lato femminista avverrà in seguito e Le Guin ne prende atto, ma questo non vuole dire che la lettura sia stata una brutta esperienza, anzi. Il pianeta dell'esilio è il secondo volume del ciclo dell'Ecumene (anche se l'ordine cronologico di uscita non è quello interno alle vicende, come ormai ben sappiamo), mi è piaciuto più del Mondo di Roccanon, ma si percepisce ancora un lato lievemente acerbo. Trattandosi di Le Guin sono comunque presenti vari temi importanti per l'autrice e in generale temi profondi, ho apprezzato l'ambientazione più complessa rispetto al precedente volume e soprattutto l'approfondimento psicologico dei personaggi. Lo stile adottato da Le Guin riesce a fare focalizzare il lettore su più personaggi, creando così un background psicologico importante che ci permette di conoscerli a fondo.
È chiaro da dove Jemisin ha preso l'idea per la quinta stagione perché Werel è un mondo dove le stagioni durano moltissimi anni, anche una settantina, per cui le persone vivono un'intera vita senza mai cambiare stagione o vedendone al massimo un paio e questo aiuta a creare una situazione di stallo che è fondamentale per l'interpretazione della lettura. Le popolazioni umane sbarcate sul pianeta, infatti, per evitare di cadere in dinamiche di colonialismo non possono in alcun modo interferire con la vita del pianeta stesso portando tecnologie, religioni e idee politiche. Questo crea inevitabilmente situazioni di impasse che possono durare moltissimo e portano anche a momenti di conflitto fra le popolazioni arrivate sul pianeta e quelle già presenti. Entrambi i gruppi sentono di stare perdendo le proprie radici e la propria cultura senza riuscire a integrarsi pienamente con l'altra popolazione e questo è un concetto molto attuale che sottolinea come popolazione culturalmente, tecnicamente e biologicamente diverse non sempre riescano ad amalgamarsi. Per questo motivo entrambi i gruppi considerano l'altro come alieno, nonostante i punti di contatto fra le due comunità siano più di quelli che credono. La cosa che mi ha consolato è che il libro finisce con un finale di speranza che dà l'idea di una nuova apertura più che di un finale chiuso.
In conclusione Il pianeta dell'esilio ci mostra come si può e si deve sorvolare sulle differenze, creando invece dei ponti stabili di comunicazione cercando ciò che accomuna e che avvicina nei momenti duri. Come sempre questa autrice stupisce per le riflessioni che scatena, nonostante il tema sembra già stato sfruttato e inflazionato, Le Guin riesce sempre a regalare una nuova prospettiva facendo riflettere su temi attuali allora come oggi.
Ringrazio moltissimo la casa editrice per la copia e per la collaborazione 💗
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