mercoledì 6 novembre 2024

L'insaziabile



Titolo: L'insaziabile 
Titolo originale: The glutton
Autrice: A.K.Blakemore
Traduzione: Velia Februari
Editore: Fazi


Trama
Sul giovane Tarare se ne dicono tante. Pare che abbia divorato ogni sorta di creatura: oggetti, animali, perfino una bambina. Ma lasciamo a lui l’onere di raccontare la sua storia. Nato nelle campagne francesi a fine Settecento, figlio bastardo di una giovane nubile, rimane orfano di padre il giorno stesso in cui nasce; per mantenerlo, la madre comincia a prostituirsi e presto gli dà una sorellina. Cresce nella miseria più crudele, Tarare, finché, quando è ormai un ragazzo, il contrabbandiere che vive con la madre non lo costringe a fuggire. È proprio in questo momento che in lui accade qualcosa di strano: un appetito insaziabile, sconfinato, mostruoso inizia a perseguitarlo. Non lo abbandonerà mai. Solo al mondo, privo di qualsiasi scopo, costantemente attanagliato dalla fame, Tarare intraprenderà una lunga, disperata peregrinazione attraverso la Francia, che lo vedrà unirsi a una combriccola di ladri nelle vesti di fenomeno da baraccone grazie alle sue abbuffate, e poi giungere a Parigi, dove si aggregherà alle truppe rivoluzionarie nella speranza di essere nutrito. A guidarlo in questo incredibile viaggio, soltanto una vana, segreta speranza: quella di ricongiungersi prima o poi con l’amata madre.
Traendo spunto dalla storia di un personaggio realmente esistito, A.K. Blakemore, stella emergente della letteratura inglese che ha già ammaliato i lettori con Le streghe di Manningtree, dimostra ancora una volta un’abilità straordinaria nel riportare in vita il passato. L’insaziabile è un romanzo vivido e perturbante, caratterizzato da un’eleganza stilistica e narrativa senza pari e unanimemente riconosciuto in patria come uno dei migliori libri dell’anno.


Recensione 

Ho conosciuto la penna di A.K. Blackemore in Le streghe di Manningtree e devo ammettere che non mi aveva del tutto convinta, ma la trama di L'insaziabile mi attira a molto e ho deciso di riprovare... e ne sono stata completamente assorbita. La sua formazione da poetessa era evidente già nel primo libro ma non era riuscita a coinvolgermi, invece in questo romanzo ha creato immagini ancora più vivide, crude e di impatto. Il lessico resta sempre forbito e ho apprezzato molto l'altalenarsi del gergo povero usato dalle persone e il gergo più altisonante della voce fuori campo. Le immagini che Blakemore riesce a trasmettere sono sempre molto forti, grazie a un uso perfetto dei colori si immagina la scena in tutte le sue sfaccettature e si ricreano momenti macabri ma da cui non si può distogliere lo sguardo. Del resto la storia ci parla di Tarare, personaggio realmente esistito e affetto un insaziabile appetito, per cui il filo conduttore della storia è proprio questo, una fame profonda e insaziabile, che consuma tutto. Tarare è un giovane sempliciotto che non ha mai chiesto nulla alla vita ma che per un motivo o per un altro si ritrova con questo, un pozzo nero di fame che non lo abbandona mai. In ltteratura la fame ha molteplici significati secondari, ma il fatto che lui sia veramente esistito e che gli avvenimenti (in parte romanzati) corrispondano al vero, rende tutto ancora più cupamente affascinante. Insomma un mistero medico che si riverbera nella vita di un semplice ragazzo di campagna, che si ritrova così a raccontarci la sua storia. Sono rimasta completamente assorbita dalle scene forti di cui il libro è costellato, davvero non si riesce a staccare gli occhi dalle pagine, per quanto ci sia sempre un fondo nauseante e quasi blasfemo. E per questo non posso che fare i complimenti all'autrice che ha scavato nel passato trovando una storia particolare, cupa, macabra ma che voleva essere raccontata, il suo stile di scrittura è perfetto per evocare immagini piene di colore ma dietro cui si nasconde una crudezza inaspettata, credo che la sua scrittura sia maturata da Le streghe di Manningtree e davvero non posso che restarne sempre più ammaliata.

Ringrazio moltissimo la casa editrice per via digitale omaggio ❤️

Voto ⭐⭐⭐⭐⭐/5

martedì 22 ottobre 2024

The iron flower-Il fiore di ferro





Titolo: The iron flower, il fiore di ferro
Titolo originale: The iron flower
Autrice: Laurie Forest
Editore: Fanucci


Trama

Elloren Gardner e i suoi amici stavano solo cercando di riparare qualche torto quando hanno salvato una Selkie e liberato un drago militare. Non si sarebbero mai sognati di venire coinvolti in una resistenza clandestina contro l’avanzata gardneriana. Mentre la Resistenza si oppone alle dure decisioni del Concilio dei Maghi, i soldati gardneriani piombano sull’Università... guidati nientemeno che da Lukas Grey, ora comandante della vicina base militare. Sebbene Elloren cerchi di tenerlo a distanza, Lukas è determinato a legarsi a lei, convinto che sia l’erede del potere della Strega Nera, un dono che deciderà il futuro di Erthia. Con il richiamo della magia che cresce più forte, per Elloren è difficile credere che sia davvero priva di poteri, come le hanno sempre fatto pensare.
Nuove forze oscure si risvegliano in questo travolgente sequel di The Black Witch – L’erede dell’autrice Laurie Forest.



Recensione

In questo secondo volume continuano un po' quelli che erano i difettucci del primo, infatti persiste sullo sfondo il senso di scrittura acerba che si vede soprattutto nel ribadire in modo costante gli stessi pensieri sulle stesse cose. In questo senso non ho apprezzato essere sempre imbeccata perché i concetti erano chiarissimi, così come i pensieri dei personaggi, tutto è davvero lampante. Altro piccolo difetto che ho riscontrato è che verso la fine ci sono decisamente dei buchetti di trama e qualche Deus ex machina, non è un libro perfetto però...mi ha completa conquistata. Nonostante il volume di pagine me lo sono letta davvero con piacere, un libro che mi ha coinvolto perché volevo sempre vedere cosa sarebbe successo dopo e gli ultimi capitoli sono stati un continuo di emozioni travolgenti, con un colpo di scena dietro l'altro.
Ma andiamo con calma, la parte che mi è piaciuta molto è la relazione tra Elloren e Yvan, nonostante si capisse dal primo volume che si sarebbero innamorati, ho apprezzato molto la crescita del loro rapporto e anche le scene più romance. Lo so, non è da me, ma credo che siano stati costruiti bene, così come i momenti che li vedono insieme, non ci sono scene spicy rocambolesche e sessualizzate, ma due semplici ragazzi che stanno insieme e che riescono a mantenere la testa sulle spalle. Da subito si capisce che Elloren si è lasciata alle spalle l'ingenuità che la caratterizzava nel primo volume e ci troviamo di fronte a una persona molto cambiata e cresciuta, inoltre ho apprezzato che Yvan si aprisse pian piano e che mostrasse i suoi segreti in modo graduale, perché ha regalato sempre colpi di scena.
Ma la cosa che più ho apprezzato in questo libro sono i parallelismi con situazioni attuali e reali. Il popolo di Gardneria è stato oppresso durante la precedente guerra e ora da vittima diventa oppressore, la situazione politica è delicata perché chi è al potere comincia a mettere in atto azioni sempre più violente verso i popoli di altre razze, includendo anche genocidio, prostituzione minorile, incarcerazione e omicidi di bambini. La violenza verso razze differenti da quella dei maghi diventa una costante in questo libro e la tensione sarà sempre peggio, nel frattempo Elloren e gli altri cercano di fare la cosa giusta agendo come possono.
Sebbene a volte sia tutto un po' "troppo" (per i motivi di cui sopra a volte ci si sente troppo imbeccati), ho trovato i parallelismi con la nostra attualità davvero forti ma trovo che così il libro raggiunga il suo intento. Infatti si conclude proprio in un clima politico sull'orlo di una guerra e con la Resistenza sempre più debole, Elloren e i suoi amici sono costretti a separarsi e questo mi fa pensare che forse nel terzo volume ci saranno più pov per mostrare meglio le varie zone geografiche e i personaggi.
Come nel primo volume i personaggi secondari  sono tanti e ne vengono inseriti di nuovi, a volte è difficile ricordare e abbinare tutti i nomi, ma apprezzo sempre che vengano mostrare moltissime creature e popoli.
Decisamente un secondo volume all'altezza del primo, sebbene la prima metà sia un po' più lenta, l'ansia e la vena di violenza crescono in modo esponenziale, poetando il lettore a voler continuare la storia fino a un finale mozzafiato.

Voto ⭐⭐⭐⭐/5

martedì 15 ottobre 2024

Qualcuno in cui fare il nido




Titolo: Qualcuno in cui fare il nido
Titolo originale: Someone you can build a nest in
Autore: John Wiswell
Traduzione: Clara Scarafia
Editore: NeoN 

"Ma gli esseri umani non lottano mai per la cosa più giusta. Si infilano sempre nella situazione che crea loro più disagio, per poi fingere che sentirsi a disagio sia simbolo di virtù"

Trama
Shesheshen è una mutaforma, che risiede felicemente come un grumo amorfo sul fondo di un maniero in rovina. Quando il suo letargo viene interrotto da cacciatori intenzionati a ucciderla, si costruisce un corpo con gli avanzi dei suoi pasti passati: una catena di metallo come spina dorsale, e una trappola per orsi in mezzo al petto. Ma i cacciatori hanno la meglio: ferita gravemente, Shesheshen viene trovata e curata da Homily, un’umana dal cuore tenero che la scambia per un suo simile. Homily è gentile e premurosa: la persona ideale in cui deporre le uova, assicurando ai futuri piccoli di Shesheshen nutrimento in abbondanza per la crescita. Peccato che Homily si trovi da quelle parti perché sta dando la caccia a un mostro mutaforma che ha maledetto la sua famiglia. Shesheshen, però, non ha maledetto proprio nessuno: perché la famiglia di Homily è convinta invece di sì?


Recensione

Che dire di questo libro, il titolo è tra i più esplicativi mai visti, eppure questa lettura nasconde molto, molto di più.
Questo fantasy horror si apre in maniera perfetta, un mostro muta forma che viene risvegliata dal suo letargo si ritrova a cercare cibo per sfamarsi e quale pasto migliore di un delizioso umano? Shesheshen è quella che viene definita una viverna, anche se non dovete pensare a lei come a una specie di drago perché in realtà non presenta una forma vera e propria, ma grazie alle sue capacità può assumere la forma che desidera avvalendosi di parti animate e non. Già da questo le premesse erano ottime per me, ma nessuno mi aveva preparata a ridere così. Shesheshen è un mostro che non capisce del tutto gli umani ma a volte è costretta a nascondersi in mezzo a loro e da qua comincia a trasparire il suo sarcasmo, la sua ironia, il suo essere sempre divertente anche quando non se ne rende conto. La sua ingenua ironia mi ha conquistata perché è vera e reale e soprattutto costruita benissimo dalla penna dell'autore. A lei poi si unisce un'altra personaggia, Homily, una donna fuori dagli schemi perché non è la solita coprotagonista bella in modo assurdo, ma una donna normalissima, un po' in carne e con i denti storti. Questo è anche coerente con l'epoca fittizia in cui si svolge la storia, ossia un tardo medioevo, in cui la gente si sposta a cavallo e le guardia armate portano armature. 
Insomma tanti tanti punti per questa coppia stupenda che ci parla di un amore queer e asessuale, ma le note super positive su questa lettura continuano. Infatti l'autore ci mostra personaggi non binari, relazioni omosessuali normalizzate e ci mostra anche gli aspetti negativi di molte relazioni. È evidente, infatti, che ci voglia fare vedere la parte tossica di molte famiglie e rapporti famigliari, rapporti che hanno ritorsioni importanti sulla crescita e sulla psicologia delle persone. Sì parla di maternità tossica e di quanto può essere nociva una famiglia e il mantra costante del "la famiglia è tutto, prima la famiglia" . 
Quindi sì, c'è un tono scanzonato quando si parla di mostri che mangiano persone, ma attraverso gli occhi del mostro vediamo un'umanità che è allo stesso modo crudele e mostruosa. Shesheshen si sorprende più volte di essere chiamata in questo modo, quando lei fa ciò che fa solo per vivere e lei stessa nota che gli umani si battono per preservare un'umanità che alla fine non c'è.
Insomma, chi se lo aspettava che un personaggio nato come un mostro da incubo ci insegnasse cos' è giusto e cosa è sbagliato? Che ci mostrasse la dolcezza di un rapporto amoroso? Che ci insegnasse ad amarci e a metterci al primo posto quando serve?
È vero che ci sono scene fortine e anche splatter, è pur sempre un horror, però ho trovato il tutto abbastanza bilanciato, anche se l'andamento è a volte altalenante. Nonostante questo ho amato i colpi di scena, l'ironia di Shesheshen, la dolcezza di Homily e tutto. Ho amato tutto. Un fantasy di cui davvero avevamo bisogno, grazie NeoN libri per avercelo portato!

Voto ⭐⭐⭐⭐⭐/5

Ringrazio ancora NeoN per la lettura in anteprima ❤️

venerdì 4 ottobre 2024

Starling House



Titolo: Starling House
Titolo originale: Starling House
Autrice: Alix E. Harrow
Traduzione: Alice Casarini e Barbara Ronca
Editore: Mondadori- Oscar Vault 



Trama

Rimasta orfana, Opal ha lasciato la scuola e ora lavora come commessa part time, sperando di guadagnare abbastanza per garantire al fratello Jasper una vita migliore. Una vita lontano da Eden, nel Kentucky, un luogo celebre solo per due cose: la sua sfortuna e la scrittrice E. Starling, autrice del romanzo Il Sottomondo, misteriosamente scomparsa cent’anni prima lasciando dietro di sé solo chiacchiere e un’antica dimora nascosta tra gli alberi. Tutti concordano su un fatto: meglio ignorare quella casa e il suo bizzarro, misantropo proprietario, Arthur Starling. Quasi tutti, a dire il vero. Perché Opal è ossessionata da Il Sottomondo fin da bambina. E così, quando si presenta l’occasione di entrare a Starling House – e di guadagnare qualche soldo extra per il “fondo Jasper” -, non sa resistere. Ma ci sono forze sinistre che scavano sempre più nei segreti sepolti tra quelle mura, e anche gli incubi di Arthur sono diventati fin troppo reali. Mentre Eden stessa sembra sprofondare tra i propri fantasmi, Opal capisce che potrebbe avere un buon motivo per restare in città. Perché adesso è giunta l’ora di lottare.

Recensione

Ormai Alix Harrow ci ha abituato a un certo standard di letture e devo ammettere che Starling House non delude nonostante abbia qualche piccola pecca che non ho trovato uno dei suoi precedenti scritti. Partendo dalla lieve nota negativa posso dire che a livello stilistico l'ho trovato un po' più debole degli altri due, in particolare perché c'è un doppio pov che si alterna e la cos anon mi entusiasma mai ma qui mi ha fatto proprio storcere il naso. I capitoli con il pov di Opal sono in prima persona singolare, quelli di Arthur sono in terza persona singolare e e non capisco il perché. Inoltre nella prima parte del libro ci sono delle note a piè di pagina che non sono del tutto utili alla storia, ma che scompaiono improvvisamente nella seconda metà. Nonostante ciò la lettura mi ha preso tantissimo, è un libro veramente molto emozionale, le sensazioni descritte sono forti e travolgenti e come al solito nascondono molteplici significati. Infatti gli avvenimenti come sempre sono metafore di denuncia sociali, ho percepito in particolare la critica al sistema sociale americano, dove una donna adulta che deve occuparsi di sé stessa e del fratello non riesce praticamente a sbarcare il lunario nonostante i doppi turni (che sono comunque al minimo salariale). Opal infatti si è sempre rimboccata le maniche lavorando e rubacchiando quando non arrivava a fine mese, ma nonostante questo non riesce a dare una vita migliore a Jasper, non riesce nemmeno a permettersi un normale dentista a casa dei prezzi inarrivabili. Altra metafora importante e non troppo sottile è quella della ricerca del proprio posto nel mondo e di un luogo da chiamare Casa, la sensazione di sicurezza che si ricerca in una famiglia e in un tetto sopra la testa, è così che Starling House attira a sé un nuovo Guardiano, con le promesse di tutto questo nonostante il suo lato oscuro. E nonostante questo lato oscuro ho sempre immaginato la casa come un punto pieno di luce, mentre la cittadina claustrofobica dove tutti si conoscono è grigia e senza spessore. Ho amato l'ambientazione, la casa senziente e magica che si svela pian piano, la cittadina in pieno stile americano con fast food e gente burbera in cui tutti sanno tutto di tutti ma nessuno parla. Davvero poche parole e sono stata catapultata lì, fra incidenti e morti misteriose e la polvere di carbone che ricopre tutto.
Questa è una cosa che adoro di Harrow, riesce a creare situazioni vivide e reali in ogni epoca e comunque a trasformarle in critiche sociali importanti, ma un'altra cosa che adoro è che riesce a creare dei personaggi davvero vividi , reali e credibili. Infatti non è uno young adult in cui la protagonista è una ragazza che aspetta di essere salvata, bella che non sa di esserlo e tutto il resto. No Opal è una donna adulta con problemi da adulti e che fa di tutto per sopravvivere in un mondo che invece cerca di buttarla via. 
È un libro che a livello emotivo mi ha molto coinvolta, ho apprezzato anche l'andamento della storia perché quando si risolve il mistero manca ancora metà libro quindi mi sono trovata a chiedermi come sarebbe continuata la storia e non sono rimasta delusa, insomma è una lettura che mi ha preso subito e ho concluso in poco tempo. Mi ha ricordato moltissimo Alice nel Paese delle Meraviglie, ma un'Alice ancora più oscuro e cupo, con un Sottomondo popolato da mostri e da morti spaventose, per cui ho adorato tutto, Harrow sta diventando una delle mie autrici preferite perché sa sempre coinvolgermi e creare dei fantasy che sono una metafora e una denuncia della nostra società, pieni di significati nascosti e mai pesanti. Una lettura che consiglio moltissimo in questo periodo perché (anche se è ambientato in inverno-primavera) mi dà un sacco di vibes autunnali per via dei segreti, dei misteri, dei mostri e della sensazione oscura e soffocante.

Voto ⭐⭐⭐⭐,5/5