All’alba dei cinquantesimi Hunger Games, i distretti di Panem sono in preda al panico. Quest’anno, infatti, per l’Edizione della Memoria, verrà sottratto alle famiglie un numero doppio di tributi rispetto al solito. Intanto, nel Distretto 12, Haymitch Abernathy cerca di non pensarci troppo, l’unica cosa che gli interessa è arrivare vivo a fine giornata e stare con la ragazza che ama. Quando viene chiamato il suo nome, però, il ragazzo vede infrangersi tutti i suoi sogni. Strappato alla sua famiglia e ai suoi affetti, viene portato a Capitol City con gli altri tre tributi del Distretto 12: una ragazza che per lui è quasi una sorella, un esperto in scommesse e la ragazza più presuntuosa della città. Non appena gli Hunger Games hanno inizio, Haymitch comprende che tutto è stato predisposto per farlo fallire. Eppure qualcosa in lui preme per combattere... e far sì che la lotta si estenda ben oltre l’arena.
Recensione
La prima cosa che non mi ha convinta è il personaggio di Haymitch in sé: il suo passaggio da ragazzo a parte dei ribelli poteva essere gestito in modo più forte e d'impatto. Ho trovato il motivo di innesto un po' fiacco, se non proprio gestito male. Ormai conosciamo Collins e sappiamo che può dare di più in termini di coinvolgimento emotivo, ma nella scena a cui faccio riferimento mi è proprio mancato, non ho trovato reali motivazioni che hanno spinto Haymitch a unirsi ai ribelli, che tra l'altro lo accettano tra le loro file lasciandogli anche un ruolo molto rilevante, così. Sulla fiducia. Forse è colpa dell'aura da telenovela che aleggia in tutto il libro che mi ha smorzato la cosa. Purtroppo anche a livello caratteriale Haymitch mi ha deluso un po', perché non mi è sembrato abbastanza furbo o deciso. Sembrava sempre in balia degli eventi, privo di una vera e propria strategia o di una direzione chiara, e questo ha ridotto molto la profondità del personaggio rendendolo privo di mordente. La sua partecipazione alla ribellione appare passiva, come se fosse stato inserito lì per caso per fare quadrare la storia e andare avanti. Non ho percepito un reale spirito di rivolta o di lotta nel suo carattere, e questo ha diminuito il coinvolgimento emotivo.
Inoltre, ho trovato troppo presente il fandom e il fan service, il richiamo ai personaggi già conosciuti nella trilogia di Katniss è davvero eccessivo. Capisco che si voglia creare un collegamento, ma così facendo si dà troppo spazio a personaggi già noti, lasciando sullo sfondo quelli nuovi, che avrebbero potuto essere più sviluppati. Considerando poi che sono passati circa 24 anni tra i giochi di Haymitch e di Katniss, alcuni personaggi dovrebbero essere molto più anziani nella trilogia, e questa discrepanza mi ha fatto storcere il naso. Tutto questo ha contribuito a creare l'atmosfera "stonata" perché ogni volta che entrava in scena un personaggio lo si conosceva già.
Ho anche avuto un vero e proprio odio per il personaggio di Lenore Dove. Sebbene non si veda molto, il suo ruolo nella vita di Haymitch è ossessivo, i continui riferimenti alla sua ragazza in discorsi interiori monotoni e ripetitivi, sono stati davvero noiosi e pesanti....capisco che Haymitch sia un ragazzo innamorato ma dopo un po' ero arrivata ad alzare gli occhi al cielo ogni volta che la nominava (ossia di continuo).
L’aspetto che ho apprezzato di più è stato l’epilogo, che ho trovato molto commovente e che effettivamente chiude il cerchio tra i vari libri. Avrei voluto che quel tono emotivo e intenso fosse presente per tutta la narrazione, ma invece il libro si presenta come il primo Hunger Games, con protagonista maschile, ma molto meno coinvolgente.
In conclusione, ho acquistato questo libro con la speranza che fosse un modo per passarlo in futuro a mio figlio, sperando che possa apprezzarlo senza le stesse ripetizioni e con più libertà nel seguire la storia. Purtroppo, i prequel dei libri che amo difficilmente mi conquistano, e "L’alba sulla mietitura" si conferma ancora una volta nella categoria dei titoli che non sono riusciti a catturarmi pienamente. Un grandissimo "vorrei ma non posso" e anche un'occasione sprecata perché poteva davvero dare tanto e invece mi ha lasciata indifferente e annoiata, peccato davvero.